Dolomiti in treno un'idea che piace
In varie sedi, scientifiche e politiche, negli ultimi mesi. Il progetto risponderebbe, fra l'altro, alla crescente esigenza di unire le forze nella promozione turistica delle Dolomiti nel sempre più agguerrito mercato globale. Lo studio svizzero, commissionato anche per valutare i margini di rilancio delle attuali linee locali presenti in provincia di Belluno e decisamente trascurate dalla Regione Veneto (orari disagevoli e materiale rotabile obsoleto), ha certificato le potenzialità di uno scenario che risulterebbe radicalmente modificato in presenza dei due tratti proposti
TRENTO - Forze sociali, comitati popolari e esponenti politici rilanciano la proposta di un anello ferroviario delle Dolomiti che toccherebbe le tre province di Trento, Bolzano e Belluno. Sono due le linee mancanti per creare questo percorso ideale, che secondo i promotori avrebbe un'elevata attrattiva turistica, oltre a rispondere a esigenze di trasporto locale.
Nella parte più meridionale, si tratterebbe di collegare la ferrovia della Valsugana con la città di Feltre, dove ci si connetterebbe alla linea Padova-Calalzo di Cadore. Da quest'ultima località bellunese, nel cuore delle Dolomiti, parte il secondo progetto che punta a far rivivere la storica strada ferrata che attraverso Cortina d'Ampezzo arrivava a Dobbiaco, congiungendosi alla linea della val Pusteria. La «Dolomitenbahn» fu inaugurata nel 1921 e chiusa definitivamente nel 1964: oggi larga parte del vecchio sedime è diventato una pista ciclabile e il nuovo treno correrebbe altrove, sempre circondato dai paesaggi incantati dei Monti Pallidi.
A rilanciare i due progetti era stato un piano elaborato per Confindustria Belluno dal noto studio svizzero di ingegneria dei trasporti Ibv Hüsler cui si sono rivolti in passato anche i Comuni di Trento e di Bolzano nonché la ferrovia della val Venosta, che con quasi tre milioni di passeggeri annui è un caso emblematico di successo della mobilità alpina su rotaia.
Della vecchia idea di costruire l'anello dolomitico si è parlato spesso, in varie sedi, scientifiche e politiche, negli ultimi mesi. Il progetto risponderebbe, fra l'altro, alla crescente esigenza di unire le forze nella promozione turistica delle Dolomiti nel sempre più agguerrito mercato globale. Lo studio svizzero, commissionato anche per valutare i margini di rilancio delle attuali linee locali presenti in provincia di Belluno e decisamente trascurate dalla Regione Veneto (orari disagevoli e materiale rotabile obsoleto), ha certificato le potenzialità di uno scenario che risulterebbe radicalmente modificato in presenza dei due tratti proposti.
Si prospettano ricadute rilevanti sia dal punto di vista turistico sia della mobilità (anche interprovinciale) dei residenti, lavoratori, studenti eccetera. «È dimostrato che il servizio ferroviario favorisce un turismo più stanziale e dunque maggiormente redditizio rispetto a modelli basati sull'auto e peggio ancora sul mordi e fuggi delle moto che invadono rumorosamente le Dolomiti creando problemi seri di sicurezza stradale e di inquinamento acustico», commenta Massimo Girardi dell'associazione fassana Trandolomites. Il suo sodalizio promuove direttamente il progetto della ferrovia dell'Avisio, da Canazei a Lavis, e sostiene altre iniziative orientate a riformare la mobilità in montagna. «Un altro obiettivo - prosegue Girardi - è il coordinamento dell'offerta di trasporto collettivo presente nelle tre province, ai fini di favorirne la fruizione: in questo periodo se ne sta occupando l'Accademia europea di Bolzano su incarico della fondazione Unesco».
Quanto alle risorse necessarie per creare l'anello delle Dolomiti e per altri progetti ferroviari, secondo Girardi molto si può fare «mediante una revisione del capitolo di spesa nazionale nei trasporti, oggi destinato per oltre il 70% all'alta velocità, con la sola quota residua ai servizi locali che però interessano la stragrande maggioranza (il 90%) dei passeggeri».
Nel caso della Primolano-Feltre (venti chilometri) si stima una spesa di duecento milioni, forse il quadruplo per la Calalzo-Dobbiaco (65 chilometri), ma va considerato che fondi sono reperibili anche a livello europeo (come nel caso del progettato collegamento dalla val Venosta alla Svizzera). Poi, si pensa alla possibilità di coinvolgere finanziatori privati ma c'è anche chi suggerisce che una parte dei denari necessari potrebbero scaturire da un'eventuale riforma del fondo per i Comuni di confine cui, sulla base di una legge dello Stato, Trento e Bolzano sono chiamate ogni anno a contribuire con 40 milioni ciascuna.
Frattanto, nel mondo politico si registrano aperture verso questo tipo di scelte infrastrutturali strategiche per le Dolomiti: nelle settimane scorse, confrontandosi con soggetti sociali bellunesi, hanno espresso pareri favorevoli alle due ferrovie sia il presidente sudtirolese Luis Durnwalder sia il senatore trentino Franco Panizza.