Prese droga, fumò con 3 amici: assolto
La Cassazione è arrivata giusto in tempo per dargli una mano. E di quelle grosse. Perché in un attimo quello che rischiava di inguaiarlo per bene si è trasformato in un incidente di percorso senza conseguenze. Per questo è stato assolto un giovane del basso Trentino accusato di spaccio di droga e difeso dall'avvocato Ilaria Bertamini
ROVERETO - La Cassazione è arrivata giusto in tempo per dargli una mano. E di quelle grosse. Perché in un attimo quello che rischiava di inguaiarlo per bene si è trasformato in un incidente di percorso senza conseguenze. Per questo è stato assolto un giovane del basso Trentino accusato di spaccio di droga e difeso dall'avvocato Ilaria Bertamini. Perché - questa l'accusa - avrebbe acquistato dello stupefacente, che poi avrebbe consumato assieme agli amici. Come detto, fino a qualche mese fa sarebbe stato reato nella maggior parte delle corti italiane (e Rovereto non faceva eccezione). Ma la Cassazione ha da poco decretato: l'acquisto per consumo di gruppo, se deciso a priori, non è reato.
La questione è molto tecnica, ma ha risvolti sulla vita di tanti giovani. Perché nonostante faccia male e nonostante la norma sull'uso e lo spaccio di droga sia severa, sono ancora molti i giovani che non hanno idea del pericolo che corrono. Sul fronte della salute, ma pure su quello giudiziario, posto che le pene, ora, anche per chi ha a che fare con droghe leggere, sono pesanti. Ma la serata tra amici che finisce con una canna che gira di mano in mano rimane un rito di passaggio di troppi ragazzi. Fino a ieri, a rischio spesso inconsapevole di finire nei guai.
Scivolando sul fronte tecnico, e pur spiegata in soldoni, tutto partiva dai confini del reato ridefiniti dall'ormai famigerata legge Giovanardi Fini. Prima di quella norma, lo spaccio era «definito» in negativo: tutto quel che non era detenzione (per cui vi era una sanzione amministrativa). La Giovanardi Fini ha invertito il ragionamento. Si parte dal reato di spaccio. Definito, però, con una formula che ha causato più di qualche problema interpretativo. Perché si parla della vendita e della cessione, certo. Ma nell'articolo 73 della medesima legge, al comma 1bis, si parifica allo spaccio, quanto a pene, anche chi «... illecitamente detiene sostanze stupefacenti o psicotrope che (...) appaiono destinate ad un uso non esclusivamente personale».
Ecco, il punto è tutto in quel «non esclusivamente personale». Su cui i giudici di mezza Italia si sono interrogati, arrivando spesso alla medesima conclusione. Se una persona va a comprare della droga, che poi consuma assieme ad altri, quello non è un uso esclusivamente personale. Da qui, negli ultimi anni, i problemi del cosiddetto uso di gruppo: parificato, di fatto, allo spaccio.
Ed è in questo che era incappato un diciannovenne del basso Trentino. Fermato nel novembre 2011 dalla polizia con degli amici, ma in auto c'era della marijuana. Poca roba, giusto tre, quattro spinelli. Sufficienti però per inguaiarli: l'indagine ha coinvolto l'unico che aveva acquistato la droga. Lui solo era finito nei guai per spaccio, perché così diceva la norma. O questa era l'interpretazione prevalente: gli altri erano utilizzatori finali, per usare un'espressione presa a prestito da tutt'altre vicende. Uno degli amici l'aveva pur detto: quella droga l'aveva acquistata il diciannovenne, ma a nome di tutti. Perché si era deciso tutti insieme di fumare. Ma tant'è, il processo è partito. E la condanna pareva pure vicina. Poi a gennaio è arrivata una sentenza delle sezioni unite della Cassazione, e l'avvocato Ilaria Bertamini - che ha difeso questa tesi fin dall'inizio - ha chiesto di sospendere il procedimento per attendere le motivazioni della Suprema corte (arrivate a fine giugno) e capire se potevano essere usate in questo caso. Ieri, l'ultimo atto del procedimento, davanti al giudice Riccardo Dies. Che ha riconosciuto come la Cassazione non consideri reato l'uso di gruppo, se l'acquisto, pur fatto da uno solo, era stato preventivamente concordato con gli altri che poi avrebbero usato la sostanza. Insomma, giusto il caso del giovane lagarino. Da qui l'assoluzione.