Premeditazione, ipotesi si rafforza

È arrivata al destinatario - il papà della vittima della follia dell'avvocato veronese - una delle lettere la cui copia era stata trovata all'interno dell'auto di Vittorio Ciccolini, l'avvocato accusato dell'omicidio di Lucia Bellucci. L'avvocato della ragazza morta non ha avuto accesso, in questa fase, ai contenuti della lettera (l'altra è stata spedita all'ex marito di Lucia), ma sembra che Ciccolini abbia messo in dubbio nelle due missive la moralità, la condotta, della sua compagna 

lucia

È arrivata al destinatario una delle lettere la cui copia era stata trovata all'interno dell'auto di Vittorio Ciccolini, l'avvocato accusato dell'omicidio di Lucia Bellucci. Lo hanno confermato i Carabinieri. Potrebbe dunque vacillare la tesi difensiva, secondo cui le lettere non sarebbero state indizio di premeditazione. Proprio oggi nel corso dell'interrogatorio di garanzia, i legali di Ciccolini avevano sostenuto che le lettere non sarebbero indizio di premeditazione. Secondo la difesa, le lettere trovate in auto sarebbero state scritte soltanto per convincere la giovane donna ad accettare le avances dell'ex fidanzato. Ora, però, una delle due missive, indirizzata ad un congiunto della vittima, è stata consegnata al destinatario. Ciò sembra confermare la tesi dell'accusa, e cioè che le lettere rinvenute nell'auto erano soltanto delle copie degli originali. Nelle due lettere Ciccolini avrebbe in qualche modo adombrato l'intenzione di compiere il delitto: dapprima - infatti - parlava dell' "omicidio morale" che riteneva di avere subito per i rifiuto della giovane donna a tornare con lui e poi, però, v'erano quelle che gli inquirenti giudicano delle vere e proprie minacce rivolte a Lucia.

 

LE LETTERE

 

In quelle lettere, Vittorio Ciccolini lo aveva scritto: «Questa volta lei la pagherà». Lei era Lucia Bellucci, la donna di 31 anni che l'avvocato veronese ha ucciso venerdì sera, intorno a mezzanotte, tra Carisolo e S. Antonio di Mavignola. E quelle lettere, su questo la procura non ha dubbi, inchiodano Ciccolini, dimostrando la premeditazione del suo atto. Non ha convinto la sua versione, secondo cui le avrebbe scritte dopo l'omicidio, sbagliando la data. Le aveva indirizzate all'ex marito e al padre di Lucia, annunciando di fatto le sue intenzioni. In quella destinata al padre, in particolare, aveva parlato di due omicidi: «Del primo - scriveva - si è macchiata sua figlia uccidendomi come uomo». Il secondo, purtroppo, è cronaca. L'autopsia, intanto, effettuata ieri mattina a Verona, ha confermato che a uccidere Lucia è stata una coltellata al cuore. Il tutto sarebbe avvenuto verso la mezzanotte di venerdì scorso, quindi poco dopo che i due avevano finito di cenare al ristorante. 

 

L'avvocato di Vittorio

 

"Lui ha confessato e ha usato un termine molto preciso: ho commesso un'oscenità". Lo ha detto all'ANSA l'avvocato Guariente Guarienti, uno dei due difensori di Vittorio Ciccolini, il penalista 45enne arrestato ieri a Verona dai Carabinieri con l'accusa di avere ucciso la sua ex fidanzata, Lucia Bellucci, omicidio compiuto al termine di una cena in Trentino. Ciccolini è assistito anche dall'avvocato Fabio Porta, due colleghi dello studio legale in cui lavorava a Verona: giovedì scorso la sua ultima causa in tribunale, un processo per direttissima in cui ha difeso un ragazzo accusato di furto.

 

"Questo per noi è un dramma - ha spiegato Guarienti - a tutto avremmo pensato, fuorchè di arrivare a questo". "Vittorio - ha aggiunto il legale è sempre stata una persona tranquilla. Per carità, spirito tormentato, però uomo tutt'altro che portato alla violenza: non credo che in tutta la sua vita abbia mai colpito qualcuno nemmeno con uno schiaffo".

 

"Quindi - ha sottolineato Guarienti - si può comprendere il dramma che lui stava vivendo interiormente, ma che questo sfociasse in quello che noi riteniamo un momento di follia, fino a portarlo a uccidere, è sconvolgente". "Il nostro pensiero - ha concluso - va a questa povera ragazza, che ci fa una grandissima pena: Vittorio Ciccolini ha rovinato definitivamente una persona ed ha rovinato la sua vita per il prossimo futuro".

 

"Se avessi voluto scappare non sarei tornato a Verona e non sarei certo rimasto in zona" ha confidato Ciccolini ai suoi avvocati, che ieri sera lo hanno assistito durante il primo interrogatorio alla Procura di Trento dopo essere stato fermato a Verona. "In un primo momento - ha spiegato Guariente Guarienti, uno dei suoi due difensori - Ciccolini non voleva parlare , si riservava di rispondere quando sarebbe stato più tranquillo. Ha detto di non dormire da due notti e di avere le idee molto confuse". "Poi - ha aggiunto il legale - grazie ad un pubblico ministero molto gentile, capace e corretto, si è indotto a parlare ed ha raccontato a grandi linee quello che ha fatto". "Ma ci aspettiamo precisazioni, domani, quando ci sarà l'interrogatorio per la convalida del fermo davanti al giudice per le indagini preliminari" ha concluso Guarienti.

 

La conferenza stampa

 

Due giorni e tre notti con quel cadavere nella macchina, accasciato sul sedile davanti, appena coperto con un panno. È peggio di un film noir la piena confessione di Vittorio Ciccolini, 45 anni, avvocato penalista, arrestato a Verona con l'accusa di avere ammazzato, prima tentando di strangolarla e poi colpendola con con quattro coltellate al petto, l'ex fidanzata Lucia Bellucci, 31 anni originaria delle Marche. "Ho commesso un'oscenità": così avrebbe detto l'uomo nel momento in cui è stato individuato dai carabinieri mentre camminava nella sua città, sul Lungadige Capuleti, in pantaloncini corti, dopo essere tra l'altro passato nello studio legale dove lavorava.

 

Per quei tre giorni e quelle due notti il professionista scaligero aveva vagato fra Trentino e Veneto, con l'intenzione - avrebbe detto agli inquirenti - di togliersi la vita. Messo in manette e portato immediatamente in caserma a Trento, l'uomo avrebbe reso una piena confessione. Su di lui pende la pesantissima accusa di omicidio premeditato. Secondo quanto hanno ricostruito gli inquirenti, infatti, l'avvocato avrebbe in qualche modo pianificato ed addirittura preannunciato l'atto di violenza in alcuni criptici accenni e in alcune lettere, la cui copia è stata trovata all'interno della sua auto, accanto al corpo senza vita di Lucia. Le lettere sono datate due giorni prima del fatto di sangue e - come ha detto Giuseppe Amato, il pm che conduce l'inchiesta - vi si parla chiaramente di "rapporti conflittuali" con la giovane donna. "Le lettere - ha detto ancora il magistrato - sono scritte con estrema lucidità ed in un passaggio Ciccolini evoca 'l'omicidio moralè che sarebbe stato commesso da Lucia nei suoi confronti".

 

"Poi ha affermato il magistrato - l'avvocato accenna ad un secondo omicidio, senza indicare di che cosa stia parlando". Secondo il pm, potrebbe essere questo in qualche modo l'annuncio dell'intenzione di compiere il delitto. Quello che ancora gli inquirenti hanno da chiarire è il movente di questo assurdo omicidio, con la donna uccisa dopo un rendez-vous in un lussuoso ristorante nei pressi di Madonna di Campiglio, lei in abito da sera e lui in giacca e cravatta. Da tempo i due non si frequentavano più, ma sembra che la giovane e bella Lucia fosse divenuta un'ossessione per l'avvocato. Dopo quel momento nessuno, oltre all'assassino, ha visto Lucia viva. A dare l'allarme era stato il titolare di un albergo dove la giovane donna lavorava e che lunedì, non vedendola presentarsi, ha chiamato i carabinieri. Poco dopo, sulla base di controlli sui cellulari di vittima presunto assassino, trovati abbandonati lungo la ferrovia in Trentino, i carabinieri sono riusciti a ricostruire la vicenda, raggiungendo il professionista nella sua città. Increduli per quanto accaduto i colleghi di Ciccolini. Agli inquirenti spetta ora di spiegare quale possa essere stata la scintilla che ha trasformato un serio professionista in uno spietato assassino. (Ansa)

 

 

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