«A Gardaland con mio figlio disabile, ecco come è andata»
Non usa toni forti e neppure polemici, ma nella sua calma descrizione dell'accaduto parla chiaramente di «discriminazione» ai danni del figlioletto di appena sei anni e mezzo affetto da una disabilità importante, l'assenza della mano e di parte di un avambraccio. Il racconto è di una madre triestina ospite della sorella arcense e in visita a «Gardaland», il parco divertimenti di Peschiera, qualche giorno fa. La donna è determinata a raccontare quella che considera una umiliazione subita da lei e dal figlio
ARCO - Non usa toni forti e neppure polemici, ma nella sua calma descrizione dell'accaduto parla chiaramente di «discriminazione» ai danni del figlioletto di appena sei anni e mezzo affetto da una disabilità importante, l'assenza della mano e di parte di un avambraccio.
Il racconto è di una madre triestina ospite della sorella arcense e in visita a «Gardaland», il parco divertimenti di Peschiera, qualche giorno fa. La donna è determinata a raccontare quella che considera una umiliazione subita da lei e dal figlio: «Siamo qui ad Arco da giorni, con mio marito abbiamo deciso di portare i nostri due figli, quello disabile e il fratello maggiore di nove anni, a "Gardaland" e immaginatevi con quale emozione e quante aspettative da parte dei ragazzi. Abbiamo fatto la nostra fila e pagato 106 euro per quattro ingressi. In biglietteria nessuno ci ha chiesto o detto nulla per cui siamo andati avanti. Superata la verifica del biglietto elettronico un operatore ci ha richiesto i biglietti attirando la nostra attenzione dicendoci che abbiamo vinto un premio e facendoci segno di seguirlo. In realtà il "premio" consisteva nel rimborso del biglietto per il mio figlio più piccolo, sostituito da un tagliando omaggio valido però solo per un numero molto ristretto di attrazioni, praticamente nessuna di quelle che avremmo voluto frequentare entrando».
Di lì in avanti - racconta la donna - la giornata si è rovinata. I genitori si sono dovuti dividere, il padre con il figlio più grande sulla attrazioni più belle, la madre con quello più piccolo alle prese con giostre e trenini: «Per non deluderlo o umiliarlo gli ho raccontato che lo avevano escluso dalle altre attrazioni perché è troppo basso. Ma non è questa la realtà.
Mio figlio è autosufficiente in quasi tutto quello che fa. Va a cavallo, fa pattinaggio artistico, ha provato il rugby e ha fatto due anni di nuoto. Va in bicicletta senza le rotelle. Vivo con lui da quando e nato e so benissimo cosa è in grado di fare e cosa no: la verità è che la maggior parte delle attrazioni dalle quali è stato escluso erano sicurissime anche per lui. Un esempio? Se tutti stanno legati con l'imbragatura e agitano le mani nel vuoto, cosa cambia averne una o due? Tra le attrazioni escluse addirittura le proiezioni dei film in 4D. A saperlo non saremmo entrati, saremmo andati al parco acquatico. E il parco dovrebbe pubblicizzare meglio queste regole, c'è gente che fa centinaia di chilometri per venire qui...».
La famiglia triestina fa parte di una associazione con sede a Milano - si chiama "Raggiungere" - che in passato ha segnalato altri casi simili.
Il commento della zia arcense: «Per un genitore che vive qutodianiamente queste situazioni e vede le capacità reali del figlio, questo tipo di scelte diventa discriminante».
La risposta di «Gardaland» arriva direttamente dal direttore del parco divertimenti, Danilo Santi ( nella foto ), reduce da una diretta con Sky: «Sul nostro sito c'è la guida per disabili e la si può consultare anche prima di iniziare il viaggio verso "Gardaland". In casi come questo le famiglie vengono accompagnate al "Castello" del parco, dove operatori preparati appositamente cercando di creare un percorso su misura per ogni tipo di disabilità, una assistenza personalizzata pensata proprio per non far sentire nessuno escluso.
In questo caso specifico è forse vero che alcune attrazioni avrebbero potuto essere alla portata del bimbo, ma il problema non è l'attrazione in sé, è l'eventualità dell'imprevisto, magari di una rapida evacuazione. In questi casi una disabilità come quella del piccolo ospite potrebbe diventare un ostacolo serio alla messa in sicurezza. Non sono ipotesi poi così lontane dalla realtà.
Capisco sul piano umano la famiglia, ma il piano razionale delle regole è un'altra cosa, chiaro che si ragiona in modo diverso».