«Troppi suicidi dal ponte, metteteci delle reti»
Il suicidio, tema quanto mai delicato e pure di attualità, se è vero (e non c'è ragione di pensare che non sia vero) il dato secondo cui una persona al mese decide di togliersi la vita nelle Giudicarie. Tema delicato perché la scelta di farla finita rientra certamente nella sfera più intima di una persona, ma costituisce anche il segnale di un disagio che la comunità non può ignorare. Alla fine di aprile dell'anno scorso al Grand Hotel Terme di Ponte Arche l'Associazione culturale "Officina dei Sogni" di Stenico e "Trentino Book Festival" organizzarono un incontro pubblico molto partecipato dal titolo «Ponte di speranza - Confronto sui fenomeni suicidari nelle valli Giudicarie»
Il suicidio, tema quanto mai delicato e pure di attualità, se è vero (e non c'è ragione di pensare che non sia vero) il dato secondo cui una persona al mese decide di togliersi la vita nelle Giudicarie. Tema delicato perché la scelta di farla finita rientra certamente nella sfera più intima di una persona, ma costituisce anche il segnale di un disagio che la comunità non può ignorare.
Alla fine di aprile dell'anno scorso al Grand Hotel Terme di Ponte Arche l'Associazione culturale "Officina dei Sogni" di Stenico e "Trentino Book Festival" organizzarono un incontro pubblico molto partecipato dal titolo «Ponte di speranza - Confronto sui fenomeni suicidari nelle valli Giudicarie». Intervennero parecchi esperti ed esponenti del mondo del volontariato, e al termine si decise che simili incontri avrebbero dovuto ripetersi, nella logica della sensibilizzazione dell'opinione pubblica.
Quella fu pure l'occasione per presentare un progetto particolare. Federico Morelli (studente di architettura) mostrò un progetto in 3D (non commissionato da alcun ente, ma realizzato di sua spontanea volontà) per la realizzazione di una serie di strutture capaci di valorizzare il ponte dei Servi, balzato più volte agli onori tragici della cronaca perché è uno dei luoghi preferiti da chi fa la scelta (irreversibile) di allontanarsi dalle cose terrene.
Secondo i disegni di Morelli il ponte dovrebbe essere dotato di impianto di illuminazione, di una palestra di roccia artificiale, di un sistema di reti salvagente e di una passerella pedonale percorribile da disabili. "E' un progetto - spiegò l'autore - che tiene conto del contesto architettonico, urbanistico e naturalistico del ponte".
Come detto, si tratta di un progetto per così dire simbolico: non commissionato, quindi non finanziato. Tuttavia gli amministratori pubblici presenti a quell'incontro si dissero interessati all'idea. Con quel viatico Pietro Amorth (nella vita operatore sociale, presidente dell'"Officina dei sogni" e promotore dell'incontro e di altri sul tema) partì all'attacco, cercando contatti nei Comuni, nella Comunità di Valle e in Provincia. Ma dopo sedici mesi deve constatare che non è successo niente.
A questo punto ha preso carta e penna e ha scritto per chiedere informazioni «sulla posizione della Provincia in merito all'incontro del 13 maggio 2014 con Associazione culturale Officina dei Sogni», come recita l'oggetto della lettera, indirizzata all'assessore Gilmozzi, all'assessore alle politiche giovanili Sara Ferrari ed al dirigente del Dipartimento infrastrutture «Il 13 maggio 2014 - scrive Amorth - nei Suoi uffici (dell'assessore Gilmozzi, ndr) ho presentato il progetto di riqualificazione del ponte mettendo anche in evidenza la necessità urgente di un intervento strutturale sullo stesso per la quasi totale inesistenza di barriere di sicurezza». Gilmozzi si disse interessato, ma «da quel giorno - racconta Amorth - mi sono fatto vivo con la Provincia una volta ogni due o tre settimane, ma non ho avuto informazioni; per questo mi sono deciso a scrivere. Spero di ottenere una risposta". G. B.