Perché aver ritrovato la salma di Peter Neumair è fondamentale per il processo
Il cadavere affiorato a Ravina è irriconoscibile, ma dall’autopsia arriveranno risposte decisive per la strategia dell’accusa (ma anche della difesa di Benno)
TRENTO. Le condizioni della salma di Peter Neumair, recuperata ieri a Ravina, sono apparse profondamente compromesse.
La presenza in acqua per quasi quattro mesi ha reso irriconoscibile il corpo del sessantatreenne assassinato assieme alla moglie Laura Perselli dal figlio Benno il 4 gennaio. Soltanto la presenza dell'orologio ritrovato al polso della salma ha permesso di ipotizzare, con ragionevole certezza, che il cadavere possa essere il suo.
Per questo, al di là del determinante rinvenimento dell'accessorio, la Procura ha disposto un accertamento tecnico necroscopico con verifica del Dna: verrà effettuato domani nelle camere mortuarie del cimitero del capoluogo, dove la salma è stata ricomposta ieri pomeriggio una volta giunta dalle rive dell'Adige all'altezza di Ravina.
Serve, ovviamente, la certezza scientifica e inequivocabile che quello recuperato ieri sia proprio il corpo di Neumair.I dubbi, è bene ribadirlo, sono comunque pressoché nulli: il cadavere probabilmente è rimasto per settimane bloccato in acqua, impigliato in qualche pianta vicino a riva, muovendosi verso valle trascinato dalla corrente solo negli ultimi giorni.
Anche se lo scorrere incessante dell'acqua ha reso irriconoscibile il volto dell'uomo privando il corpo della quasi totalità dei vestiti, addosso al cadavere sono stati rinvenuti brandelli di una camicia compatibile con quelle che possedeva il padre di Benno.
Nelle ultime settimane, poi, non risulta la scomparsa di persone i cui corpi potrebbero trovarsi nell'Adige ed anche per questo è pressoché impossibile che il corpo recuperato ieri sia di altri soggetti all'infuori del sessantatreenne.In ballo, ad ogni modo, non vi è solo a necessità di stabilire l'identità della vittima dal punto di vista scientifico: i magistrati che conducono l'inchiesta (i sostituti procuratori Igor Secco e Federica Jovene) sperano che dall'autopsia vi sia la possibilità di risalire alla modalità di esecuzione del primo omicidio confessato dal figlio Benno.
In particolare verranno cercati elementi in grado di fornire indicazioni sul presunto litigio che Benno sostiene di aver avuto col il padre nel pomeriggio del 4 gennaio arrivando a decidere che uccidere il genitore strangolandolo. Si tratta di una versione dei fatti che mira ad allontanare l'ipotesi dell' esecuzione premeditata.
La Procura però non è mai stata convinta di questa ricostruzione perché già la mattina del 4 gennaio Benno avvisò l'amica Martina che sarebbe andata a casa sua la sera utilizzando l'auto che i genitori non gli avrebbero mai concesso. Sulla salma non sono state rilevate, a prima vista, tracce di ferite da difesa ma va anche considerato che a vista è comprensibile non sia stato possibile trovarne, date le condizioni della salma.