Contro la centrale a biomassa progettata a Tiarno di Sopra
«Quell’impianto non s’ha da fare». L’hanno detto e ribadito più volte gli esperti invitati all’auditorium di Tiarno di Sopra dall’«As.Pro Ledro»
«Quell’impianto non s’ha da fare». L’hanno detto e ribadito più volte gli esperti invitati all’auditorium di Tiarno di Sopra dall’«As.Pro Ledro» - il comitato nato un anno fa con l’intento di contrastare il progetto per la realizzazione della centrale a biomassa per la cogenerazione di energia elettrica, termica e pellet nell’ultimo paese della valle - dedicando l’incontro ai danni all’uomo e all’ambiente che potrebbero derivare dalla costruzione dell’impianto.
Pietro Zanotti, uno dei principali promotori del ricorso al Tar, ha dunque illustrato i dati relativi alle emissioni di sostanze inquinanti e tossiche emersi dagli studi effettuati negli ultimi anni su centrali già esistenti, soffermandosi sui potenziali rischi alla salute in cui potrebbero incorrere i cittadini di Ledro.
«Tra le sostanze che verrebbero immesse nell’atmosfera - ha detto - spicca innanzitutto la formaldeide, materia cancerogena per la quale non è prevista la realizzazione di alcun sistema di abbattimento e smaltimento. Oltre a questa, anche ossidi di azoto e di carbonio, le pm 10 e le pm 2,5, per un totale annuo stimato in circa 17.640 chili di polveri sottili che andrebbero a cadere in primo luogo sulle aree limitrofe, ossia la chiesa (a 60 metri dalla centrale), la scuola, il centro abitato, un’azienda agricola (tutte nel raggio di 150 metri). Non vogliamo dunque che la valle diventi una “terra dei fumi” e, prendendo spunto anche da alcuni precedenti importanti (a Gardone Valtrompia, Gavardo e in provincia di Mantova i comitati popolari erano riusciti ad impedire la costruzione di impianti simili), attivarci per fermare il progetto ledrense».
«Qui la qualità dell’aria è buona - hanno aggiunto Marino Ruzzenenti e Roberto Cappelletti, esperti in problematiche ambientali - perché rovinarla? Nel 2015 in Italia la produzione di energia termica è calata dell’8,9% mentre quella proveniente da fonti rinnovabili, sole in primis, ha raggiunto il 37,9%. Occorre dunque uscire dalla logica di una civiltà basata sulle combustioni ed entrare in quella della sostenibilità ambientale. Le alternative virtuose, che si avvalgono di tecnologie poco impattanti per portare a quota zero le emissioni in atmosfera di Co2 causate dalla combustione di materie legnose, ci sono, così come le soluzioni efficaci per il recupero intelligente degli scarti provenienti dalle segherie locali. Ed i cittadini hanno tutto il diritto di tutelare se stessi e le future generazioni, mettendo in atto ogni forma possibile di dissenso verso il progetto».
«Dissenso che, considerato il mancato coinvolgimento della popolazione nelle scelte delle amministrazioni comunali, è già iniziato con una raccolta firme - hanno concluso i rappresentanti dei Municipi - e la richiesta d’intervento del difensore civico, ma che potrebbe sfociare presto anche in una vera consultazione popolare».