Collotta Cis, parte il progetto di ricerca storica
Diede lavoro a circa 430 operai della valle negli anni di stenti del primo e del secondo Dopoguerra, quando la fame abitava in ogni casa e l’unica alternativa alla fabbrica era la valigia di cartone, quando la paga arrivava con mesi di ritardo ma con essa pure il pane e un piatto di minestra. Dietro di sé però lasciò anche una lunga scia di dolore.
Quella della ex «Collotta-Cis», la fabbrica di Molina che per decenni utilizzò la dolomite scavata nelle montagne sopra il paese per ricavare polvere di magnesio destinata all’industria farmaceutica e alla produzione di materiale coibente a base di amianto e amosite, è una storia sulla quale la valle di Ledro ha steso finora un velo di triste silenzio ma che, proprio per questo, sta correndo il serio rischio di andare persa. Ecco perché due studiosi - Alessandro Fedrigotti, archeologo e collaboratore del Muse, e Alessandro Riccadonna, geografo e ricercatore del Mag - hanno deciso di dar vita a «La lista di Candido», un progetto di riordino e analisi di tutto quel materiale oggi custodito negli archivi comunali, dell’Azienda sanitaria, nei dossier fotografici, oltre che di raccolta delle testimonianze degli ex operai ancora in vita, dei familiari di quelli ormai scomparsi, di nuove fotografie e interviste, per restituire così - in collaborazione con l’associazione «Araba Fenice» e il Circolo fotoamatori, grazie al contributo di Fondazione Caritro e al patrocinio della presidenza del Consiglio provinciale - sotto forma di libro e di mostra fotografica, la memoria di ciò che fu uno spaccato molto importante della storia della valle e della sua gente.
L’8 maggio scorso, in occasione di «Sguardi aperti», l’anticipazione del progetto (che si concluderà a fine anno), e la visita guidata alla (ri)scoperta dei luoghi di lavoro della valle. Un evento più unico che raro, considerato che per l’occasione il Comune di Ledro - oggi proprietario del sito della ex fabbrica - ha permesso in via eccezionale l’accesso al triste luogo, ormai ridotto a rudere, e il ricongiungimento tra alcuni degli ex operai con Giuseppe Parolari, il medico del lavoro torbolano che a partire dalla fine degli anni ‘70 si occupò della mappatura dell’amianto in provincia di Trento oltre che delle morti sospette in quel di Molina.
Fu lui che, collaborando con la compianta sindaca Agnese Rosa, visitò gli operai, parlò con loro, svolgendo così le prime ricerche sistematiche e approfondite al mondo sugli effetti cancerogeni dell’amianto sull’uomo. Un lavoro di indagine lungo, difficile e doloroso, che gli permise però di ricondurre ben 75 casi di decesso per asbestosi a polmoni, apparato digerente, ovaie, per mesoteliomi di pleura e peritoneo, all’esposizione alle sostanze lavorate nella fabbrica di Molina, e di coordinare, negli anni ‘80, la bonifica dell’intera area. Fondamentale fu il contributo di Candido Zendri, il messo comunale in pensione che fornì a Parolari la lista con i nomi di grossa parte degli operai che nei 45 anni di attività lavorarono alla Collotta-Cis, prima che questa chiudesse, e al quale Fedrigotti e Riccadonna hanno deciso ora di dedicare il progetto.
«Li ricordo uno per uno - raccontò Zendri al medico il giorno in cui consegnò il prezioso elenco - e, se chiudo gli occhi, li vedo ancora, bianchi di polvere, bruciati dal calore... Caro dottore, in questa lista non ci sono tutti, ma ho fatto quel che ho potuto finché la memoria mi ha sorretto. Ora tocca a lei!».