Urticata dalla processionaria, donna finisce in ospedale
Attenzione alla processionaria, si può finire all’ospedale. È capitato mercoledì tra i boschi di Arco lungo il fiume Sarca, a una giovane del Basso Sarca che è finita in osservazione al pronto soccorso, curata con flebo di cortisone e antistaminico. Ha avuto una reazione allergica, dolore e prurito soprattutto sul collo.
«Ragazzi fate molta, moltissima attenzione, per voi stessi e per i vostri cani - ha scritto la giovane su Facebook - Oggi sono stata tenuta in osservazione in ospedale tutto il giorno sotto ben 3 flebo di cortisone e antistaminico, per una reazione allergica che non si capiva bene da cosa fosse dovuta. Nonostante le flebo, sto ancora parecchio male e il prurito non cessa». Poi si è ricordato e ha capito la causa: «la processionaria: ho trovato un “bruco” sulla mia giacca e l’ho lanciato via perché ne sono terrorizzata, essendo già di mio una persona molto allergica a vari insetti. I loro peli “volano” e sono altamente urticanti. La mia reazione è grave - scrive su Facebook - a qualcuno fa meno, ma non dimenticate che i nostri cani per una cosa così possono morire».
La donna che sta studiando per diventare educatrice cinofila si trovava tra i boschi con alcuni cani. Si ricorda di essersi seduta su un prato e avere notato alcuni nidi di processionarie. Una volta a casa ha iniziato a ricoprirsi di bolle su collo, schiena e gambe.
Particolarmente sensibile alle punture di insetti ha però pensato di fare passare la notte sperando in un miglioramento, che però non è avvenuto. Alla mattina il prurito era aumentato in maniera insostenibile e così si è recata al pronto soccorso da dove è stata ricoverata subito in codice giallo. La processionaria è un parassita molto temibile non solo per la sopravvivenza di varie specie arboree, ma anche per l’uomo: il contatto con i peli urticanti delle larve può provocare sintomi come dermatiti, congiuntiviti e attacchi d’asma, anche di una certa gravità. Finché le larve non si saranno interrate per la muta, i Comuni di Riva e Arco raccomandano la massima prudenza, specie con i bambini e i cani.
Quest'anno la processionaria è particolarmente prsente a causa dell'inverno caldo e asciutto. Condizioni ideali per il proliferare dei nidi dei bruchi urticanti, che infatti sono segnalati in grande quantità in tutti i boschi di pino nero del Trentino. La processionaria pullula grazie a tre estati calde e inverni con temperature superiori alla media che hanno favorito la sopravvivenza delle larve.Normalmente su cento insetti che si sistemano sotto il terreno solo la metà scarsa sopravvive al rigore dell’inverno, ma se le temperature rimangono sopra un certo livello la percentuale può salire anche all’80-90%. Ecco perché negli ultimi tre anni il problema è letteralmente esploso.
La processionaria, che attacca soprattutto i boschi di pino nero ma non disdegna il pino silvestre, il cedro e a volte anche il larice, si è diffusa lungo i sentieri, vicino alle abitazioni ed ha raggiunto anche parchi e giardini privati della città.
Una volta si colpivano i nidi a fucilate, ma al di là del folklore la tecnica dava risultati modesti. L’unico intervento veramente efficacie è tagliare il ramo con il nido, metterlo in un sacco e bruciare tutto. Ma contro i numeri dell’invasione anche questo non può che essere un palliativo.
Che fare allora per difendersi? In realtà non è detto che le situazione sia destinata necessariamente a peggiorare. «La processionaria - spiegava al nostro gironale l’esperta Cristina Salvadori - non è un problema nuovo. Abbiamo segnalazioni già nel 1500. È un insetto periodico con fasi di diffusione molto intensa e fasi di latenza. Un inverno molto rigido o un’estate molto piovosa potrebbe ridurre improvvisamente la popolazione».
Intanto però, da aprile a fine maggio (ma quest’anno con larghissimo anticipo), gli insetti escono dai loro nidi e bisogna stare attenti. Gli esperti a questo proposito sono concordi: «Meglio evitare in questo periodo di frequentare i boschi di pino nero». Anche perché non occorre toccare gli insetti per «scottarsi». I peli urticanti possono essere trasportati dal vento e se si respirano o finiscono negli occhi sono guai. E anche i nidi che rimangono sugli alberi possono creare fastidi.
Se poi, nonostante le precauzioni, si rimedia un’«urticata» bisogna lavarsi bene e lavare anche i vestiti, dove potrebbero depositarsi i peli. Se la «scottatura» è grave ci si cura con un antistaminico. Esistono anche casi sporadici di vera e propria allergia e allora i sintomi diventano gravi. Occhio insomma a non sottovalutare il fenomeno.