A 23 anni morì di meningite a Torbole: archiviata l'inchiesta contro il medico
Durante le due visite in pronto soccorso nel marzo 2020 il medico non riscontrò in Gian Mario Mura i sintomi tipici della patologia batterica. Per questo non venne sottoposto a Tac encefalo né all'esame della puntura lombare. Il padre: «La sentenza è un altro colpo al cuore»
IL CASO Trovato in casa morto a soli 23 anni. Aveva la febbre alta
GLI ESAMI Gian Mario Mura è stato ucciso dalla meningite
TORBOLE. La morte di Gian Mario Mura, il ragazzo sardo di 23 anni trovato senza vita nel suo appartamento di Torbole il 20 marzo 2020, non può essere ricondotta a imperizia da parte del medico che in due occasioni (il 12 e il 17 marzo) lo visitò in pronto soccorso ad Arco.
Questo nella sostanza si legge nell'ordinanza di archiviazione firmata dal gip di Rovereto Mariateresa Dieni che chiude definitivamente il caso almeno dal punto di vista penale. Gian Mario Mura era impiegato presso un'azienda altogardesana ma in quei giorni non era andato al lavoro perché stava molto male: febbre alta che non scendeva con gli antipiretici, un forte mal di testa, vomito.
Una condizione perdurante, per la quale si era rivolto al medico di guarda e per due volte si era recato in pronto soccorso ad Arco. Qui era stato visitato dallo stesso medico che aveva predisposto alcuni accertamenti: in occasione della prima visita il tampone covid (eravamo nelle settimane di massima diffusione del virus nella prima ondata) e nella seconda occasione un prelievo del sangue. Prescrivendogli terapia antibiotica in entrambi i casi con una diagnosi prima di «virosi respiratoria» e poi di «virosi sinusite frontale».
Durante le due visite in pronto soccorso - ed è questo l'elemento attorno al quale ruota l'archiviazione - il medico non riscontrò i sintomi tipici della meningite batterica che poi si è scoperto essere stata causa del decesso. In particolare il disorientamento e la rigidità della nuca. In assenza di questi due indizi il medico decise di non effettuare la Tac encefalo e di non sottoporre Mura all'esame della puntura lombare.
Una scelta che secondo i periti di parte civile, cioè gli esperti ai quali la famiglia sarda si è rivolta, evidenzierebbe una responsabilità da parte del medico, non riconosciuta però dal perito scelto dal tribunale. «Non è possibile ritenere che vi sia stata un'omissione diagnostica da parte del medico indagato - scrive la giudice nell'ordinanza - in quanto il quadro clinico era caratterizzato da una sintomatologia aspecifica (febbre e mal di testa) a fronte della quale non erano esigibili ulteriori accertamenti diagnostici. L'indagato ha correttamente effettuato una diagnosi differenziale valutando la possibilità che vi fosse la patologia poi rivelatasi fatale ed escludendola sulla base di un esame obiettivo e della mancanza dei sintomi specifici».
Di qui l'archiviazione definitiva. Ovviamente un altro colpo al cuore per la famiglia Mura, come conferma al telefono da Porto Torres il padre di Gian Mario: «Siamo sorpresi noi come lo sono i nostri legali in Sardegna e in Trentino - dice papà Gavino - siamo molto rammaricati, non doveva andare così. Mio figlio è stato male per giorni, da solo, con noi impossibilitati a raggiungerlo per le chiusure legate al covid. I nostri consulenti hanno segnalato diverse incongruenze, ma il giudice ha deciso diversamente. Ora valuteremo il da farsi in sede civile».