Belluno, in otto anni la montagna ha perso 547 imprese commerciali

La montagna bellunese soffre, presenta indicatori economici e demografici preoccupanti, specie per quanto riguarda la gran parte del territorio, cioè la fascia che comprende le vallate dolomitiche.

Se lo spopolamento (sia in assoluto sia interno, dalle valli remote verso le aree urbane della provincia) è uno dei fenomeni che da anni indicano le criticità sociali, un altro segno della crisi profonda è il dato apepna diffuso da Confcommercio Belluno sulle attività che hanno chiuso i battenti negli ultimi otto anni (fino al terzo trimestre 2016): 547 le imprese scomparse.

Anno dopo anno, con qualche variazione irrilevante sulla tendenza generale, decine e decine di imprese commerciali muoiono e quelle che nascono non sono sufficienti a evitare il saldo negativo.

Spesso a cedere sono i piccoli negozi di vicinato nelle zone di montagna meno turistiche, importanti presidi sociali che soffrono la concorrenza delal grande distribuzione.

In linea generale a faticare, fino ad arrendersi, sono le aziende più piccole.

La tendenza mette a nudo il deficit di potere locale e conseguentemente di politiche a favore del tessuto economico e sociale di un’area alpina che da anni chiede, inascoltata, il riconoscimento di un assetto istituzionale differenziato, sul modello autonomistico delle «cugine» dolomitiche Trento e Bolzano, per varare politiche in grado di rispondere alle esigente di un territorio che subisce fortemente il centralismo regionale (Venezia) e nazionale.

Il capitolo istituzionale ora è destinato a riaprirsi, dopo la bocciatura della riforma costituzionale che ha evitato la definitiva cancellazione delle Province ordinarie.

[Nelle foto, manifestazioni di un paio d'anni fa nell'ambito della mobilitazione in difesa delle istituzioni, dei servizi e dell'ambiente in provincia di Belluno]

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