Montagna / Il caso

Diga e invaso del Vanoi, il ministero precisa: mancano i soldi per la costruzione

Lettera da Roma fa sapere agli enti locali bellunesi e trentini (tutti contrari all'opera irrigua voluta dal consorzio padovano di bonifica Brenta) che il finanziamento Pnrr è circoscritto alla progettazione, esclusa la fase esecutiva. Lo scrive il Corriere delle Alpi, mentre dalla Regione Veneto arriva una frenata con riferimento ai rischi idrogeologici

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di redazione Web

BELLUNO. Roma fa sapere agli enti locali che non ci sono finanziamenti disponibili per la eventuale costruzione della diga e del bacino idrico del Vanoi. Ne dà notizia oggi, 11 settembre, il quotidiano Corriere delle Alpi: si aggiunge così un nuovo capitolo della vicenda relativa al contestatissimo mega progetto che per alimentare i bisogni irrigui della pianura veneta utilizzerebbe territorio trentino e bellunese.

Il noto finanziamento con fondi del Pnrr, infatti, precisa il ministero, è circoscritto alla progettazione dell'opera (esclusa tra l'altro la fase esecutiva), voluta dal consorzio padovano di bonifica Brenta.

Gli enti locali delle due zone montane interessate, a cominciare dalla Province di Trento e Belluno e dai Comuni, stanno da tempo facendo muro contro questa iniziativa di cementificazione sul torrente Vanoi a scopi irrigui.

Ora, scrive il quotidiano bellunese, arriva anche la notizia di una importante precisazione contenuta in una lettera inviata in questi giorni dal ministero dell’Agricoltura alle Province e ai sindaci interessati: «Non è previsto alcun finanziamento per la realizzazione dell’opera, per quanto di competenza».

Insomma, mancano i soldi per fare la diga. Il giornale ricorda che lo stesso commissario Nicola Dell’Acqua, non ha inserito l'invaso del Vanoi nell’ultimo elenco delle priorità infrastrutturali contro la siccità. Conseguentemente, al momento, l'opera non risulta avere copertura finanziaria.

La risposta contenuta nella lettera del ministero si richiama alla richiesta formalizzata in giugno dalla Provincia di Belluno che chiedeva, sulla base di una delibera del 16 maggio, di «interrompere la progettazione e di cancellare la previsione dell’invaso del bacino del Vanoi come ora configurato dagli strumenti di qualsiasi pianificazione e programmazione a livello regionale, nazionale e anche futura».

Oggetto del finanziamento da parte del ministero dell’Agricoltura, precisa la lettera, è solo «lo sviluppo progettuale - da progetto di fattibilità a progettazione definitiva - avente a oggetto la realizzazione di un bacino sul torrente Vanoi».

E se l'altroieri a Canal San Bovo, nelal seconda riunione del dibattito pubblico, tutti gli enti territoriali hanno ribadito un secco no, in questi giorni è arrivata una frenata anche dalla Regione Veneto: «Finché non sarà risolto fino in fondo anche l’ultimo micrometrico dubbio la nostra posizione è di chiusura, vogliamo che le carte siano chiare», ha detto il presidente Luca Zaia riferendosi in particolare al rischio geologico nella zona.

«Il Consorzio - ha proseguito Zaia l'8 settembre - ha attivato una fase di audizione, noi saremo tra gli auditi: abbiamo dato la disposizione ai nostri tecnici di verificare al millimetro tutti gli aspetti tecnici e della sicurezza: i tecnici già hanno sottolineato la fragilità del luogo dal punto di vista geologico e hanno chiesto ulteriori verifiche. Noi non siamo innamorati né della soluzione del fare né di quella del non fare, stiamo cercando semplicemente di svolgere il nostro ruolo che è quello di fare in modo che non ci sia un altro Vajont. Quindi chiediamo verifiche e chiediamo ai tecnici di essere assolutamente puntuali». 

Per parte sua, la Provincia autonoma di Trento, sul cui territorio il progetto prevede la quasi totalità dell'infrastruttura (al confine con Belluno i cui comuni a valle temono i rischi di un invaso), ha formalizzato anche il ricorso alle vie legali contro l'opera. [zs]

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