Primaria all'ospedale di Fiemme
Finalmente un primario, sia pure facente funzioni, in sala parto a Cavalese. E in valle si tira un sospiro di sollievo, nonostante il ministro Lorenzin non abbia ancora sciolto le riserve, dopo lo stop ai punti nascita sotto i 500 parti l’anno ribadito in seguito alla tragica vicenda della piccola Nicole, la neonata morta durante il tasferimento da Ragusa a Catania.
La dottoressa Fabrizia Tenaglia, già responsabile della sala parto dell’ospedale Santa Chiara di Trento, ha preso servizio come dirigente dell’unità operativa di ginecologia e ostetricia all’ospedale di Fiemme il 16 febbraio. Non solo: il 2 febbraio l’Azienda sanitaria ha anche bandito la selezione per la nomina del nuovo primario.
«Ci è andata di stralusso!!! La dottoressa Tenaglia, oltre ad essere estremamente competente, ha una particolare sensibilità per il benessere del bambino e della gestante, preziosa per chi, come noi, cerca di accompagnare il parto ben al di là dell’atto medico» commenta su Facebook Alessandro Arici, dell’associazione «Parto per Fiemme». «È una vittoria di tutti - aggiunge - di molti valligiani, degli amministratori e politici che hanno saputo unire le forze per ribaltare la posizione dell’assessora Borgonovo Re che ha cercato in tutti i modi di opporsi all’emendamento del 18 dicembre, poi votato all’unanimità dal consiglio provinciale, per assegnare un medico - primario al punto nascite di Cavalese».
Con questa nomina viene assicurata la qualità che la maternità di Fiemme ha sempre avuto, accogliendo tra il 90 e il 100% delle partorienti di Fiemme e Fassa, molte mamme dell’alta val di Cembra, di Feltre e Trento. E quando la puerpera arriva da fuori valle l’associazione «Parto per Fiemme» accoglie gratuitamente in un hotel a 3 o 4 stelle quattro familiari, così che il parto possa essere un momento condiviso. Dopo la «defaillance» dovuta all’assenza per 50 giorni a fine 2014 della primaria Zeni, il punto nascite è di nuovo in costante crescita con numeri che già quest’anno prospettano il superamento della soglia dei 300 nati.
Un appello a non cedere alle richieste romane, dopo i tragici fatti di Catania, è stato inoltrato da Cavalese sia al presidente della Provincia Ugo Rossi che proprio in questi giorni è stato nella capitale con il collega altoatesino Kompatscher per scongiurare la chiusura dei «punti nascita alpini», e alla stessa ministra Beatrice Lorenzin.
«Costantemente rinnovata, la maternità di Cavalese risponde alle esigenze di sicurezza, di accoglienza e professionalità che molte partorienti desiderebbero per sé e il neonato - osserva Arici -. Da vent’anni il tasso di mortalità neonatale è dello 0,0%, i tagli cesarei sono nella media nazionale, la presenza dell’anestesista e del pediatra è obbligatoria già dall’ottobre 2014, h24, per ogni parto in corso, le ostetriche sono tra le più esperte e appassionate».
Chiudere il punto nascite di Cavalese, nelle valli di Fiemme e Fassa - aggiunge - significa dover percorrere distanze su strade di montagna comprese fra i 60 e i 100 chilometri, sinuose, e, per 5 mesi l’anno, interessate da precipitazioni nevose. «Solo nel mese di dicembre si sono verificati tre parti con travagli brevissimi e complicazioni imprevedibili: un cordone ombelicale annodato, un cordone attorno al collo del bimbo e un distacco di placenta, tutti risolti senza conseguenze. Ma in nessuno dei tre casi l’elicottero, ammesso che ci fossero le condizioni per il decollo da Trento, sarebbe arrivato in tempo per evitare il peggio».