Prima guerra mondiale, croci e mostre per il «sacrificio» dei soldati tirolesi
Sarà un omaggio lungo 400 chilometri, quanti erano quelli della linea del fronte italo-austriaco nella Prima guerra mondiale, dal passo dello Stelvio alle creste carniche, quello che nelle prossime settimane ricorderà il sacrificio dei soldati tirolesi denominati Standschützen. Il ricordo sarà affidato a grandi mostre tematiche, come quella organizzata dallo storico del periodo, il milanese Michele Simonetti Federspiel, a Ora e a Moena. Ma anche dalla posa, in agosto, di croci commemorative, 74 in tutto, nelle zone dove quei soldati-contadini furono impiegati nella difesa di quelli che all'epoca erano i confini della loro patria: trincee in prima linea, depositi di materiali, ricoveri e ospedali da campo, centri di comando e altri luoghi significativi come improvvisati cimiteri di guerra.
L'organizzazione degli eventi ha visto lavorare congiuntamente compagnie di Schützen di tutta l'area tirolese, quindi sia dei territori austriaci sia delle attuali province di Bolzano e Trento. Gli Standschützen erano in pratica truppe territoriali per la difesa del Tirolo e, allo scoppio della guerra con l'Italia nel maggio 1915, dovettero provvedere alla difesa dei confini perchè il grosso delle truppe di leva tirolesi erano già impegnate dal 1914 sul fronte della Galizia contro i Russi. Si tratta in pratica di soldati che combattevano sulla porta di casa o quasi, spesso nei monti sopra il loro paese e che non ebbero sempre il rispetto degli alti ufficiali austriaci inviati a comandarli, che li trattarono spesso come soldati di serie B, vista la scarsa formazione militare e l'equipaggiamento talvolta improvvisato.
La mostra di Ora ospitata nella Canonica su oltre 300 metri quadrati, che si affianca alla grande mostra inaugurata lo scorso anno a Moena e che durerà fino al 2018 ogni anno con temi diversi, aprirà i battenti il 9 maggio e resterà aperta fino all'8 novembre.
"Vogliamo ricordare - spiega il curatore - dei giovani di meno di 18 anni e dei vecchi fino a oltre 70 anni, che sacrificarono le loro vite per difendere la loro patria, il sud Tirolo, indipendentemente dalla lingua parlata, ladino, italiano, tedesco. E che finirono nel dimenticatoio della storia, ignorati dall'Italia e dimenticati dall'Austria una volta crollato l'impero".