Moena coi conti in rosso, il Comune vende le proprietà
Il Comune di Moena è costretto a vendere parte dei «gioielli di famiglia». E non è che ne abbia molti: un pezzo di tabià storico e tre terreni, in tutto. La necessità, impellente, è emersa martedì sera, quando il consiglio comunale è arrivato al sedicesimo e ultimo punto del denso ordine del giorno. Il sindaco Edoardo Felicetti, durante la relazione sulle risultanze del bilancio, ha reso noto ai consiglieri che il Comune ha sforato il Patto di stabilità per circa 1,5 milioni. Ossia, calcolando i flussi effettivi di entrate e uscite nel corso dell’anno, ha speso un milione e mezzo più di quanto avrebbe potuto.
Che cosa è accaduto? Il sindaco ha parlato di una «programmazione carente tra il 2013 e il 2014, che ha portato ad avere più entrate nel 2013 rispetto alle uscite per spese straordinarie nel 2014, anno in cui si è stato costruito il nuovo centro per la protezione civile (costato oltre 2,3 milioni di euro, ndr). Proprio questo investimento ha creato il disavanzo che ora siamo costretti a coprire il più in fretta possibile per non ritrovarci, nel 2016, con un obiettivo ancora più alto da centrare per rispettare il Patto di stabilità».
Il Comune ha un tesoretto di 1,1 milioni contabilizzato in anni precedenti che, però, non può essere speso né andare a coprire il disavanzo più recente.Dunque, la soluzione trovata per non peggiorare la situazione è quella di vendere la parte più appetibile del patrimonio immobiliare: esattamente, un terreno e la porzione del «Tabià del Giusefon», unico stabile storico di proprietà del Comune e per il quale ci sono già state manifestazioni di interesse. «Dalla vendita di questi due immobili - calcola Felicetti - dovremmo riuscire a ricavare 600-700 mila euro, insufficienti a coprire tutto il disavanzo ma utili a ridurlo. D’ora in poi, però, dovremo pianificare entrate e uscite in modo tale da non trovarci più in difficoltà».
L’annuncio della vendita all’asta di parte del tabià trova contraria la minoranza. Spiega l’ex candidata sindaca Cristina Donei: «Nel mio programma c’era la valorizzazione del tabià, ora usato come magazzino, per destinarlo a piccolo museo della cultura moenese. Capiamo le difficoltà del Comune, ma questa decisione non ci trova d’accordo».
L’opposizione ha espresso qualche perplessità anche sulla decisione di annullare la Variante numero 3 al Prg (aree residenziali e alberghiere), adottata il 31 ottobre 2014, comunicata da Felicetti in risposta a una delle interrogazioni depositate un mese fa: «Presentava errori in alcune parti, oltre a un’espansione eccessiva rispetto alle previsioni di crescita demografica - ha detto il sindaco -. La Provincia ci ha chiesto di tornare alla fase dell’adozione preliminare, ma abbiamo deciso di ricominciare l’iter da capo, partendo dal lavoro fatto. Bisognerà anche togliere aree già previste dal Prg, invece di aggiungerne».
Per quanto riguarda l’interrogazione sulla costruzione dell’impianto di arroccamento Moena-Valbona, Felicetti ha chiarito che il Comune pensa di cedere i terreni interessati dal passaggio della linea alla nuova società tra Trentino Sviluppo spa, Sif Lusia spa e azionariato locale, che deve essere ancora costituita. La minoranza ha però fatto notare che chiedere il ripianamento di eventuali perdite ai soci locali e non alla società chiamata a gestire l’impianto (la Sif Lusia) potrebbe scoraggiare proprio la partecipazione degli operatori di Moena nella futura Spa.