Ospedale di Fiemme e Fassa, ecco il nuovo progetto
È un folto raggruppamento di dieci professionisti - guidato dall’architetto milanese Roberto Ravegnani Morosini - ad aver vinto il concorso per la progettazione del nuovo Ospedale di Fiemme e Fassa, a Cavalese.
Il verbale della seduta pubblica decisiva, svoltasi il 21 agosto nella sala aste del Servizio appalti della Provincia di Trento, è stato pubblicato il 24 agosto sul sito dell’Apac e prelude all’affidamento formale dell’incarico di progettazione definitiva ed esecutiva per un’opera il cui costo è stato fissato in 24,6 milioni di euro, compresi gli oneri per la sicurezza. Ora ci saranno le verifiche sui requisiti professionali poi, se non saranno riscontrati problemi, avverrà la proclamazione ufficiale che dovrebbe essere seguita dalla delibera di incarico per la progettazione definitiva ed esecutiva.
Sono stati necessari 20 mesi, dalla pubblicazione del bando nel dicembre 2015, per arrivare a questo risultato. Il raggruppamento vincitore ha fatto quasi l’en plein, pigliando 99 punti sui 100 disponibili. Al secondo classificato, il Gruppo Marche - Studio Geognostico Lenzi, sono stati attribuiti 90,86 punti; al terzo Mate sc - Seti 2,0 Ingegneria srl e altri 81,74; al quarto, Techplan srl - Metroplan architettura e ingegneria - geol. LIno Berti - I.C. srl - Arca Engineering srl 75,91; al quinto Steam srl - geol. Giorgio Contratti e consulenti vari, 75,66. Mentre al primo classificato andranno 145.000 euro di premio, agli altri quattro ne spetteranno 100.000 in totale come rimborso delle spese sostenute.
Roberto Ravegnani Morosini, docente al Politecnico di Milano, ha «firmato» i progetti di diverse strutture ospedaliere, a Milano, Rimini, Modena, Sarzana. L’architetto si è avvalso, per il concorso di Fiemme, dell’esperienza di sua sorella Gabriella, anche lei architetto, nella progettazione funzionale ospedaliera e di un’ampia schiera di professionisti trentini e altoatesini (gli ingegneri Luca Steindwandter, Roland Patscheider, Paolo Armani, Christian Baldessari, Giuliano Baldessari, Luca Simoni, il geologo Luigi Frassinella e i dottori Alberto Betta e Norberto Silvestri): l’idea sviluppata è quella di un ospedale a forma di C, che contiene una piazza interna aperta verso il centro abitato e in continuità con lo spazio pubblico del tessuto esistente.
Il nuovo ospedale, ad alta prestazione energetica, si svilupperà su sei piani (dall’interrato al sottotetto) a cui saranno assegnate funzioni diverse: al piano terra radiologia diagnostica, pronto soccorso, morgue, mensa; al primo piano accoglienza e funzioni ambulatoriali; al secondo degenze; al terzo il blocco operatorio, sala gessi, laboratorio analisi; nel sottotetto i volumi tecnici. I posti letto previsti sono 96.
L'ospedale non sarà un luogo avulso dal contesto paesaggistico e urbano di Cavalese e, chi lo frequenterà, non dovrà percepire alcuna distanza dalla propria normale esperienza quotidiana.
È questa l’idea fondamentale che ha mosso il team di architetti, ingegneri, geologi e medici che ha vinto il concorso. La squadra si è impegnata a fondo attorno a questo concetto, concependo una struttura di cura e di vita che - come si legge nella relazione illustrativa - riprende la conformazione dell’orlo di terrazzo sul quale è posizionato e avvolge una piazza aperta verso l’abitato di Cavalese.
L’edificio disegnato dal gruppo è un complesso in cinque corpi della larghezza di circa 25 metri ciascuno, che seguono una conformazione a C a linea spezzata, per ridurne la scala e l’impatto: avrà quattro piani fuori terra e un piano interrato, mentre sotto la copertura a falde saranno collocati gli impianti. Per limitare l’impatto visivo, i parcheggi (72 per gli utenti e 62 per il personale con 5 per pazienti dializzati) saranno interrati, mentre la viabilità interna sarà organizzata ad anello e la piazza porterà naturalmente verso gli spazi di ingresso da cui si aprirà la vista sulla vallata, mentre le stanze della degenza, al secondo piano, avranno finestre poste a soli 60 cm da terra per consentire anche ai pazienti allettati di godere della veduta.
Lo sviluppo è stato ideato per rispondere all’esigenza di una costruzione per fasi, garantendo la funzionalità del nosocomio durante il cantiere: come scritto ieri, a ogni piano e a ogni ala sono state assegnate funzioni precise: al piano terra il pronto soccorso, la continuità assistenziale, la morgue, una camera calda per l’ambulanza, mensa, spogliatoi, archivi; al primo piano, affacciato sulla piazza interna, la hall in posizione baricentrica con area giochi per bimbi e ristoro, il centro prelievi, gli ambulatori specialistici, il day hospital oncologico con 4 posti letto, il consultorio, il centro di salute mentale, la riabilitazione, la neuropsichiatria, spazi per le associazioni; il secondo piano sarà tutto dedicato alla degenza chirurgica, osservazione breve, materno-infantile, medica e residenzialità post-acuti; il terzo piano conterrà il blocco operatorio e ambulatoriale, il laboratorio analisi, gli studi medici. Sono previste tre sale operatorie, due ordinarie e una che potrà essere usata come sala gessi ma anche come sala parto.
Sull’uso degli spazi, il presidente della Comunità di valle Giovanni Zanon (soddisfatto per la conclusione del concorso) mantiene qualche riserva: «Bisogna capire cosa vogliamo fare esattamente, rispetto a una sanità e a bisogni che cambiano: servono posti dinamici per lungodegenti, che attualmente non sappiamo dove collocare se non nelle Rsa o nelle cliniche del basso Trentino. Quanto alla sala parto ipotizzata, va detto che il percorso nascita messo in piedi dall’Apsp funziona, ma sarebbe bene che almeno i parti fisiologici avvenissero qui». Per quanto riguarda il punto nascite, intanto, è appena uscito un altro bando di mobilità per ginecologi, mentre la prossima settimana si svolgerà il concorso per Pediatria: «Anche grazie a Parto per Fiemme, sono arrivate alcune disponibilità. Ma la Provincia dovrebbe avviare una riflessione su un possibile sistema di incentivi atto ad attirare i professionisti che mancano».
Intanto, l’ultimo Consiglio della Salute congiunto tra Fiemme e Fassa, cui hanno partecipato anche rappresentanti della valle di Cembra, ha deciso di notificare all’assessorato le necessità immediate: «Abbiamo bisogno che sia ripristinato l’ambulatorio di Urologia rimasto senza medici e quello di Oculistica per i controlli postoperatori sulla cataratta: chiederemo che, almeno una volta ogni due settimane, possa venire un professionista da Trento».