L'impresa dei Deflorian per riportare alla vita Rover
Il piccolo Borgo di Rover è pronto per un nuovo progetto che sappia enfatizzare il grande valore che il recupero di questo borgo rappresenta per l’intera Comunità di Fiemme.
Pochi sanno che anche la Val di Fiemme ha il suo borgo «abbandonato», o quasi. Si tratta di Rover, una manciata di abitazioni sulla sponda sinistra del Rio Bianco, nel comune di Capriana. Abitato per secoli, Rover fu per lungo tempo un maso della Magnifica Comunità di Fiemme ma le sue attività subirono un brusco arresto nel novembre del 1966 quando, a seguito dell’alluvione, il villaggio fu sgombrato in via precauzionale. Nonostante la maggior parte delle abitazioni di Rover non avesse subito alcun danno, i trenta abitanti del villaggio furono costretti a trasferirsi e quasi più nessuno fece ritorno.
Chi invece a Rover è tornato spesso in questi ultimi anni è Giulio Deflorian, amministratore delegato del mobilificio Deflorian di Tesero, che nel 2003, al ritorno da una delle sue escursioni domenicali, imboccò un sentiero che lo condusse proprio davanti ad una delle strutture più suggestive del borgo, il mulino. Percorrendo la via che attraversa il villaggio ne rimase affascinato: la chiesetta di S. Anna, i fienili, i dipinti storici sulle facciate e poi quel verde che incornicia un panorama bucolico inondato di sole.
Contrariamente ai molti borghi italiani che in questi anni sono stati oggetto di importanti recuperi, Rover gode di una posizione particolarmente fortunata: alle porte della Val di Fiemme, a pochi minuti da Cavalese, a soli 40 chilometri da Trento ma al tempo stesso protetto e custodito dal verde che ne preserva l’intimità. Il microclima del borgo poi meriterebbe una ricerca approfondita: una terra particolarmente fertile dove sembra crescere di tutto, dalla frutta alla verdura, c’è chi scommette che si potrebbe avviare anche ad un vigneto. Lo testimoniano i due abitanti di Rover che da quando si sono trasferiti godono di raccolti decisamente abbondanti.
Per questo Giulio Deflorian decise di attivarsi fin da subito per evitare che di tutto questo non restasse che un cumulo di macerie. Insieme a lui il fratello Walter. Iniziarono così la ricerca dei proprietari degli immobili abbandonati.
Ci sono voluti quasi dieci anni prima di riuscire a rintracciare tutti: figli, nipoti, eredi di chi un tempo aveva costruito per poi trovarsi costretto a lasciare non solo Rover, ma anche la valle, ancor più spesso l’Italia. Un’ingente investimento di capitali ed energie, ma infine Giulio e Walter sono riusciti ad acquistare i nove edifici inseriti in oltre 20.000 metri quadri di proprietà esclusiva, salvandoli così dall’oblio più totale.
Questo rinnovato interesse verso Rover e il suo patrimonio storico e culturale ha sensibilizzato anche l’amministrazione comunale che è intervenuta negli anni con varie opere di bonifica, sistemando la strada d’entrata per agevolarne l’arrivo in macchina e con altre importanti operazioni volte a migliorarne sicurezza e fruibilità.
Rover, inoltre, sorge al centro dell’importante «Progetto per l’Avisio» che tra i numerosi interventi include quelli riservati ai 90 chilometri di ciclabile che presto collegheranno la Valle di Cembra alla Valle dell’Adige e a Molina di Fiemme; un circuito che prevede la valorizzazione e la riscoperta di mulattiere, tracciati agricoli e sentieri dismessi lungo l’Avisio, all’interno del quale il borgo rappresenterebbe un’affascinante meta in cui sostare.