Predazzo, l'ultima segheria diventerà un museo
Si tratta della segheria comunale in via Marconi, che ha chiuso i battenti nel 1969: affidato l'incarico per trasformarla in centro museale sulla lavorazione del legno
PREDAZZO. Qualche storico ha definito Predazzo come la capitale delle fabbriche ad acqua. A fine '800 in paese erano ben 29 le segherie funzionanti. L'ultima a rimanere in vita, quella comunale in via Marconi, adiacente alla caserma dei vigili del fuoco, ha chiuso i battenti nel 1969.
A più di cinquant'anni di distanza l'amministrazione ha deciso di recuperare lo storico immobile per raccontare quella che è stata una parte importante della storia di Predazzo, affidando all'architetto Roberto Pezzato, con studio a Primiero San Martino di Castrozza, l'incarico per la progettazione preliminare e definitiva dei lavori di restauro dell'ex segheria. L'edificio dovrebbe diventare un museo visitabile, dove poter spiegare la storia che lega questi impianti al paese e il loro funzionamento.
La volontà è quella di arricchire la struttura con una sezione legata all'etnografia del posto, con la presenza di attrezzi di lavoro e della tradizione.
La segheria potrà essere meta di visite didattiche da usufruire tutto l'anno.
Due tra gli interventi principali da fare riguarderanno il tetto e la sistemazione del piazzale, una volta utilizzato dagli operai del Comune e che invece ora si vuole valorizzare. «Si tratta di un altro bene culturale del paese che vogliamo recuperare, un altro tassello della nostra storia da promuovere per i residenti e i nostri ospiti» spiega l'assessore alla cultura Giovanni Aderenti.
Il recupero di manufatti rurali e storici è tra gli interventi che possono essere finanziati dal Pnrr (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), quindi l'amministrazione comunale affidando l'incarico di progettazione ha deciso di farsi trovare pronta in caso si presentasse un bando specifico per coprire le spese di un'opera di cui non sono ancora noti i costi. Il recupero dell'ex segheria assume un'importante valenza storica di memoria del passato. Predazzo si trova tra due torrenti come l'Avisio e il Travignolo che, prima dell'avvento delle dighe, avevano una portata d'acqua eccezionale, creando una forza motrice importante per l'economia del paese.
Le prime segherie sono comparse in epoca medievale, quando l'utilizzo degli schiavi ha cominciato a fare spazio allo sfruttamento della forza motrice. In anni più recenti la costruzione di dighe (Fedaia, Soraga, Fortebuso) sui corsi d'acqua ha diminuito questa forza e le segherie si sono trasformate utilizzando motori elettrici. Via via le strutture sono state chiuse e nel 1969 anche la segheria comunale ha cessato il suo lavoro.
«I macchinari da taglio erano geniali - ricorda Lucio Dellasega, predazzano esperto in materia - permettevano di dividere un tronco in cinque parti.
L'acqua entrava nella segheria a velocità più o meno forte a seconda del tipo di albero che si doveva tagliare. Se c'era il larice, ad esempio, serviva più acqua rispetto a quella per il taglio di abete e faggio. Le segherie a Predazzo sono state un grande esempio di comunità: si chiedeva al vicino di quanta acqua avesse bisogno, la gente si parlava e si metteva d'accordo, per fare in modo che tutti potessero beneficiare della forza motrice dell'acqua».
Oggi, dentro le segherie, non ci sono solo vecchi macchinari. C'è la storia di un paese, che è venuto il momento di svelare.