Animali / Giustizia

Auto contro un cervo in val di Fiemme, la Provincia deve pagare la metà del conto

Cartelli presenti ma troppi selvatici su quella strada. Così ha deciso il Tribunale di Trento, accogliendo parzialmente la richiesta di risarcimento presentata dall'assicurazione dell'automobilista

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CAVALESE. L'incidente è accaduto all'una e mezza di notte in val di Fiemme, lungo la statale 48 delle Dolomiti, fra Cavalese e Tesero, in località Piera: l'auto è finita contro un cervo che attraversava la strada. Per fortuna il conducente non si è fatto nulla, ma il veicolo è andato distrutto. Il conto complessivo sfiora i 10mila euro, ma l'importo del carrozziere - pari a 8.600 euro complessivi - sarà coperto a metà dalla Provincia. Così ha deciso il Tribunale di Trento, accogliendo parzialmente la richiesta di risarcimento presentata dall'assicurazione dell'automobilista.

Se quest'ultimo ha ricevuto il rimborso del danno fino all'ultimo centesimo grazie alla polizza Kasko, l'assicurazione ha battuto cassa con la Provincia evidenziando che nel tratto di strada in cui è accaduto l'incidente si sono verificati numerosi investimenti di ungulati - 63, di cui 47 di cervi, dal 2014 al 2018 - e, dunque, che l'ente non avrebbe predisposto misure idonee a garantire la sicurezza della circolazione.

La Provincia ha fatto presente che sulla statale c'è l'apposita segnaletica che indica il pericolo di attraversamento da parte di animale selvatici e che recintare la strada non è possibile: l'incidente, avvenuto nel 2020, sarebbe dunque riconducibile ad un caso fortuito, senza responsabilità alcuna dell'ente, o ad una condotta di guida non prudente.

Nella sentenza la giudice Enrica Poli evidenzia che i danni causati dalla fauna selvatica sono risarcibili della Provincia secondo quanto previsto dall'articolo 2052 del codice civile che si fonda non sul dovere di custodia, ma sulla proprietà dell'animale; le specie selvatiche rientrano nel patrimonio indisponibile dello Stato e sono affidate alla cura e alla gestione di soggetti pubblici (in Trentino è la Provincia ad occuparsene).

Sul tema si è espressa recentemente anche la Cassazione, ricordando come in materia di danno cagionato da fauna selvatica vi sia stato un mutamento giurisprudenziale: abbandonata la distinzione fra domestico e selvatico, il codice civile prevede che dei danni cagionati dall'animale risponda il soggetto che ne è proprietario o lo utilizza.

Nel caso dell'incidente avvenuto in val di Fiemme, la Provincia di Trento è stata chiamata a dimostrare se davvero il comportamento del cervo era al di fuori della propria sfera di controllo, mentre all'automobilista è stato chiesto di portare prova di aver fatto il possibile per evitare il danno.

Accertato che in quel tratto di strada i cartelli di pericolo sono presenti, la giudice - a fronte della visione del filmato agli atti - ha ritenuto che la velocità del mezzo non fosse consona al rischio segnalato. L'automobilista non andava piano. Inoltre non sarebbe stato adeguatamente provato che a causare lo scontro è stato l'animale.

La Provincia, da parte sua, non ha presentato idonea documentazione che chiarisse che sono state messe in campo tutte le misure atte a prevenire gli incidenti: come i dati statistici dimostrano - viene evidenziato nella sentenza - a contenere il fenomeno dell'attraversamento degli ungulati non basterebbero né i cartelli stradali, né i catarifrangenti, né le "ronde", ossia i giri di ricognizione del personale addetto alla manutenzione stradale.

«Nessuna delle parti ha offerto idonea prova liberatoria e superato la presunzione di responsabilità - sostiene la giudice Poli - sì che del sinistro occorso devono ritenersi responsabili sia il conducente dell'autovettura assicurata, sia l'ente convenuto normativamente preposto alla gestione della fauna selvatica». Il conto del carrozziere, dunque, va diviso a metà fra Provincia e assicurazione auto.

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