Le proteste contro i profughi nigeriani a Roncone Il parroco: «Dovere di accogliere, siamo cristiani»
Lettera aperta di don Celestino: un dolore le offese a quei poveri
La Casa don Santo di Roncone, edificio raramente utilizzato di proprietà della casa di riposo «Beato de Tschiderer», aprirà le porte per ospitare dieci profughi nigeriani. Sono persone di religione cristiana fuggite dalla guerra in Libia. A darne notizia sono il consiglio pastorale, il parroco don Celestino Riz e l’associazione ApRi (Associazione per i rifugiati), nata proprio per occuparsi «di accogliere e di rendere pacifica la convivenza dei profughi nel paese di Roncone». È tutto scritto in una nota informativa (riportata qui in basso), tanto semplice quanto dettagliata, con la quale viene chiarito ogni dubbio su una questione tanto delicata qual è l’arrivo in paese di un gruppo di richiedenti asilo.
Il documento, accompagnato da una lettera aperta del parroco, è davvero esaustivo. Spiega chi sono i profughi, come viene gestita l’emergenza nel nostro paese, quali sono le scelte fatte dalla nostra Provincia. Chiarisce i tanti luoghi comuni e racconta come e dove è nata l’idea di ospitare alcuni di loro proprio a Roncone. Ma soprattutto il perché. «Fondamentalmente per una motivazione di fede», si legge in fondo alla nota. «Perchè ogni uomo riconosca nel volto di ogni altro uomo un fratello da amare; infatti siamo tutti figli di un unico Padre. Non ospitare i profughi è rifiutare Gesù. Sei cristiani, cioè la Chiesa, se noi non proviamo a fare questo tradiamo il Vangelo».
È questa la spiegazione principale che ha spinto il consiglio pastorale, assieme a don Celestino, a proporre questa iniziativa, ad andare controcorrente rispetto al gran rumore che è stato fatto negli ultimi mesi contro questo tipo di accoglienza. Ma se lo scritto appianerà le perplessità di molti, difficilmente smorzerà i toni accesi a cui i ronconesi hanno assistito in piazza, durante la serata informativa o in consiglio comunale. Infatti così è stato anche ieri, durante la seduta del consiglio.
«Le accuse indebite e le offese gratuite che mi sono state rivolte, anche se possono far male, le ho vissute mettendole nelle mani del Signore» spiega don Celestino Riz nella lettera aperta inviata ai suoi parrocchiani. «Ma quello che mi ha fatto davvero molto male sono state le offese fatte ai poveri, ai poveri profughi che già hanno tanto da soffrire. Mi hanno fatto piangere il cuore».
Proprio per questo parrocco, consiglio pastorale e la neonata associazione hanno deciso di sintetizzare in cinque pagine il lungo percorso che è stato fatto dal febbraio scorso, quando per la prima volta il consiglio pastorale ha affrontato l’argomento interrogandosi sul fatto che in provincia in pochi avevano dato disponibilità ad ospitare queste persone. «Sono emersi dubbi, perplessità, sperando in una possibile disponibilità della Casa don Santo a Roncone». Poi «in marzo e in aprile si è aperta una discussione più ampia dove si è dibattuto e riflettuto anche sul valore e sul dovere cristiano dell’accoglienza, da farsi però in maniera preparata e organizzata».
Da qui il contatto con Cinformi, il centro informativo per l’immigrazione che in Trentino coordina la rete di accoglienza, per saperne di più e capire meglio. Poi l’ipotesi di utilizzare Casa don Santo e la proposta fatta alla casa di riposo.
«Un eventuale programma di accoglienza non deve far temere la popolazione nè per la salute, nè per l’incolumità delle persone, nè per la gestione dei profughi. Siamo stati il primo caso di una parrocchia trentina che si è mossa spontanamente per interessarsi dei profughi». Infine una precisazione sui tempi: «Abbiamo ritenuto corretto e serio informare la comunità solo quando i fatti da presentare sono risultati conosciuti in modo sufficientemente chiaro e completo». Anche perché inizialmente la casa sembrava essere disponibile soltanto da gennaio. Ora invece potrebbe aprire le sue porte presto.
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