Comuni uniti? Zulberti lascia
Un «bastian contrario»? Un provocatore? «No - si difende - semplicemente uno che ama dire la propria opinione, anche andando contro corrente?. Così, nei giorni in cui si celebrano le fusioni e nelle Giudicarie si eleggeranno 6 sindaci e 6 Consigli comunali al posto di 17, Marco Zulberti si schiera contro. Lo fa in maniera originale: decidendo di non ricandidarsi più alla guida dell’Associazione culturale «Quàtar Sorèle», che non sono una parte delle sette sorelle di perfida memoria, ma montagne.
«Prima di illustrare le mie idee - esordisce - mi preme raccontare che l’Associazione (che compie vent’anni e ha sede a Cimego, oggi Borgo Chiese) ha organizzato decine di iniziative: serate, convegni, concerti, presentazioni, mostre, calendari, gite e pubblicazioni». Così dicendo, spara una raffica che per questioni di spazio non possiamo raccogliere al completo.
Scegliendo fior da fiore: 2000: storia della banda; 2002-2004: restauro della Casa Marascalchi (edificio contadino medievale); convegni (2005: sulla Guerra, 2006 su Carlo Magno, 2007 su Dolcino, 2009 con Tavo Burat per l’inaugurazione della statua di Fra’ Alberto (braccio destro dell’eretico Dolcino); e avanti fino alla mostra fotografica sulla Grande Guerra nella chiesa di Sant’Antonio durante i mercatini di Natale e la serata a gennaio 2016 sul centenario dell’incendio del paese. «Abbiamo un archivio fotografico tra i più belli della valle», afferma con orgoglio Marco Zulberti, 55 anni, laurea in lettere, funzionario di banca, collaboratore di riviste e quotidiani.
Qui finisce la cultura e comincia la politica.
«Nel nuovo comune - si chiede Zulberti - c’è futuro per questa storia e per questa identità? Credo di no», si risponde. I motivi? «Anzitutto si sono fatte le fusioni senza pensare alle rappresentanze delle singole comunità.
I Consigli comunali dovevano essere concepiti come dei parlamentini dove i numeri erano destinati per rappresentanza. E poi prevedere liste per comunità. Nel nuovo comune invece i piccoli centri spariranno».
Colpa di chi?
«Ovvio, di Trento. La politica ha pensato a fondere i comuni senza cambiare modello di spesa, pensando solo alle proprie spartizioni di voti».
Non è un po’ qualunquista?
«Vedrà, si cancellerà la storia delle piccole comunità. Tornando al gruppo culturale, come potrà portare avanti i progetti in atto con un Consiglio in cui i propri rappresentanti saranno una piccola parte del Consiglio stesso? Saremo sempre gli ultimi».
Non è che (scusi il termine) sta abbaiando alla luna?
«Voglio lanciare un invito ai comuni che si sono fusi: difendete la vostra rappresentanza e cambiate il modello di spesa. Cosa faranno le bande musicali? I gruppi sportivi? Le altre associazioni? Penso che i piccoli paesi diventeranno silenziose periferie della periferia».
Non è che ora brillino per vivacità...
«Senta, non intendo imitare Don Chisciotte, che pure è il più bel personaggio della letteratura. Ringrazio l’Amministrazione uscente di Cimego, nella persona del Sindaco Carlo Bertini e dei suoi assessori, per aver sostenuto le nostre attività. Così gli Alpini di Cimego e Condino, l’Associazione Il Chiese, il Centro Studi Judicaria e l’Ecomuseo di valle. Ricordo i molti amici che ci hanno sempre sostenuto.
Ma ho deciso: mi ritiro dalla presidenza dell’Associazione Quàtar Sorèle.
Basta».
Non è una rinuncia a combattere?