Braccio «strappato», una condanna
Un danno enorme (la perdita di un braccio di un ragazzo di 26 anni) per un infortunio sul lavoro agghiacciante (l'arto fu tranciato di netto dalla rotazione di un cardano): accadde il 17 ottobre del 2014 a malga Ritorto, sopra Madonna di Campiglio.
Ieri il processo nato da quella tragedia si è concluso con la condanna a 200 euro di multa a carico di Giovanni Ferrari, 75 anni, residente a Madonna di Campiglio, difeso dall'avvocato Mauro Bondi. L'imputato, pur non avendo alcun ruolo attivo nell'infortunio, è finito nei guai in qualità di legale responsabile della «Società malghe ed allevamento bovini di Pinzolo» proprietaria del macchinario, non dotato delle necessarie cuffie protettive, che strappò il braccio della vittima. Ma le penali responsabilità potrebbero anche ampliarsi. Il giudice Greta Mancini ha infatti disposto la trasmissione di copia degli atti al pm «per l'eventuale esercizio dell'azione penale in ordine all'ipotesi di lesioni colpose nei confronti di Collini Luca». C'è dunque il rischio di un processo-bis a carico di colui che aveva in gestione malga Ritorto e che il giorno dell'infortunio stava lavorando con la vittima.
Vista l'entità del danno da un punto di vista giudiziario la "partita" più delicata arriverà con il contenzioso civile. Intanto alla vittima, costituita parte civile attraverso l'avvocato Andrea Antolini, il giudice Mancini ha riconosciuto una provvisionale esecutiva pari a 180 mila euro. È solo un acconto in attesa che, attraverso un separato giudizio civile, si stabilisca l' entità del danno con quantificazione del risarcimento e chi lo debba pagare (a rischio ovviamente sono i soci della Società malghe e allevamento bovini). Lo stato di salute dell'infortunato non si è ancora stabilizzato. Parlare di cifre è prematuro, anche se la parte civile intanto chiedeva una provvisionale di 550 mila euro.
Ieri mattina, presente sia l'imputato sia la parte civile, è stata ricostruita sulla base degli atti d'indagine la giornata che cambiò la vita del giovane. Erano le 9 del mattino. La vittima stava lavorando insieme al gestore della malga Luca Collini. I due si trovavano presso la vasca dove si mescolavano i liquami in vista dello spargimento sui pascoli. Un'attività condotta con l'utilizzo di una pompa, di proprietà della società di gestione delle malghe, dotata di un annesso giunto cardanico, che veniva attaccato ad un trattore. Il giovane mentre cercava di azionare una maniglia rimase impigliato con la manica della tuta da lavoro nel cardano che girava a 540 giri.
Nel giro di pochi istanti la vittima fu trascinata a terra, finendo tra la ruota del mezzo agricolo e la struttura portante della pompa. L'effetto di quello strappo violentissimo fu devastante: l'amputazione dell'arto destro. Il giovane venne immediatamente soccorso da Luca Collini e da un altro giovane salito alla malga. I soccorritori ebbero anche l'accortezza di recuperare il braccio conservandolo sotto ghiaccio. A Peschiera, dopo un lungo intervento chirurgico, i medici riuscirono a riattaccare l'arto, ma purtroppo il giovane non ne ha mai recuperato la funzionalità. Un incidente che si poteva evitare se solo il macchinario avesse avuto protezioni adeguate.