A Roma scoppia la polemica sull'albero di Natale trentino
Scelto con cura tra quelli a disposizione, perché destinato ad addobbare uno degli angoli della città più bella del mondo: Roma. Eretto a simbolo di «bruttezza» e «malinconia» da un ampio articolo firmato ieri da Vittorio Zucconi sul quotidiano «la Repubblica», che non ha risparmiato nulla all’amministrazione pentastellata guidata dalla sindaca Virgina Raggi.
Ma l’abete tagliato il 1° dicembre in località Fratè, tra S. Antonio di Mavignola e Madonna di Campiglio, non c’entra davvero nulla, con «il disadorno pauperismo» e «il culto della decrescita infelice caro alla nuova amministrazione comunale» che, secondo il giornalista, vi si è ispirata anche nella scelta degli addobbi. Che poi: «pauperismo» per dire, visto che il Comune di Roma ha comunicato che sono stati spesi 15mila euro per trasportare la pianta dal Trentino alla capitale, montarla e addobbarla.
L’abete spedito a Roma il 2 dicembre per essere eretto in piazza Venezia - tra l’altare della Patria, il balcone da cui Mussolini teneva i suoi discorsi e la via dei Fori imperiali - è invece un bel dono della Comunità delle Giudicarie: «Quando è stato abbattuto ed è partito da qui - assicura il sindaco di Pinzolo, Michele Cereghini - era in perfette condizioni. Ma un un albero di quelle dimensioni richiede un allestimento attento e competente, servono due-tre giorni solo per rimontare una pianta così».
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Invece? «La scorsa settimana - prosegue Cereghini - ero in piazza San Pietro per l’accensione dell’abete donato dal Comune di Scurelle al Vaticano e ho fatto un giro fino in piazza Venezia per vedere il nostro. Effettivamente, non è stato valorizzato né trattato bene. Anzi, direi che è stato proprio maltrattato durante le operazioni di montaggio e addobbo».
Vittorio Zucconi ha scritto: «È l’albero della decrescita infelice, che sarebbe volentieri rimasto a vivere nella trentina Val Rendena, dal quale è stato segato». Cereghini però ribatte: «Quell’abete rientrava nel piano degli abbattimenti; se non fosse stato inviato a Roma, sarebbe stato comunque tagliato».
Il servizio sul quotidiano romano offre anche un confronto foitografico tra l’abete capitolino e quelli che adornano altre città. Tra queste, c’è il magnifico albero alto 22 metri addobbato con gigli rossi e luci bianche in piazza della Signoria, a Firenze.
«Anche quello è nostro. Ogni anno - spiega il sindaco di Pinzolo - doniamo circa trenta abeti ad altrettante città italiane, nel periodo natalizio, per promuovere le nostre località. Tagliare e trasportare le piante costa, ma abbiamo una capacità di bilancio tale da poterlo fare e il ritorno d’immagine c’è», grazie anche ai grandi cartelli colorati posti vicino agli alberi, su cui risaltano la provenienza e il profilo delle Dolomiti di Brenta. Un’operazione di marketing che riscontra il favore dei comuni che ricevono gli alberi in dono, perché consente loro di avere - gratis - piante che altrimenti costerebbero molto. Così, anche quest’anno abeti pinzoleri si ergono - oltre che a Roma e Firenze - nelle piazze di Mantova, Cremona, Milano Marittima, Desio, Porto Recanati e altre località: dove nessuno si è lamentato dei loro allestimenti.