«Integrazione, un obiettivo possibile»
Sul lavoro della sua vita, spesa per oltre cinquant’anni a favore dell’integrazione di bambini e ragazzi figli di migranti italiani nella società tedesca, brilla ora un nuovo importante riconoscimento. Il lavoro e la vita sono quelli di Silva Burrini, originaria di Vigo Rendena, ma residente a Ludwigshafen sul Reno, città industriale della Germania.
Il riconoscimento è quello dell’Onorificenza di Ufficiale dell’Ordine della «Stella d’Italia» conferitole con decreto del presidente della Repubblica Sergio Mattarella il 12 dicembre 2016 e consegnatole dal console generale d’Italia a Francoforte Maurizio Canfora nei giorni scorsi.
Non è il primo titolo onorifico per Silva Burrini, assistente sociale impegnata in Germania, con la Caritas, dal 1963, ma il più importante.
Riconosce, infatti, il lavoro fatto e i risultati raggiunti per l’inserimento dei giovani migranti italiani nel contesto sociale tedesco.
Una determinazione esemplare, quella di Frau Burrini, giorno dopo giorno, che l’ha portata a diventare anche un valido supporto per le autorità tedesche nell’affrontare le problematiche relative all’immigrazione. Qualche anno fa ha collaborato alla redazione del Piano nazionale per l’integrazione e nel 2008 Angela Merkel l’ha chiamata a Berlino a rappresentare gli italiani in occasione della «Festa del ringraziamento» e del pubblico grazie, rivolto a italiani, portoghesi, spagnoli, greci, turchi e jugoslavi, per il contributo dato alla ricostruzione della Germania.
«Negli anni ‘60 e ‘70 ? racconta Silva, da alcuni giorni a Vigo Rendena per le vacanze estive ? l’integrazione era solo una parola e il lavoro avviato da noi assistenti sociali italiane è stato pionieristico. Conoscevo le fatiche dei padri, l’analfabetismo, la sofferenza per la lontananza dei figli che vivevano sospesi tra due mondi. Una delle lotte più grandi è stata contro le classi di inserimento (l’ultima è stata attivata nel 1989) che lasciavano nella mani dei ragazzi un pezzo di carta senza alcun valore; adempivano l’obbligo scolastico, ma non ottenevano alcun diploma. A fianco delle mamme ho spinto perché i bambini frequentassero l’asilo e potessero così inserirsi gradualmente. Ho dato battaglia affinché venisse rispettato l’obbligo scolastico fino ai 15 anni e dedicato tempo sufficiente all’apprendimento del tedesco.
Tutto è stato ottenuto».
Quali erano, a quel tempo, gli indirizzi del Governo?
«Negli anni Settanta - secondo Burrini - la politica tedesca è stata miope nel prevedere il futuro dei ragazzi. Nel 1979, a Ludwigshafen, si capiva chiaramente che i bambini figli di italiani arrivati per lavorare sarebbero rimasti, ma invece si sosteneva che la Germania non era terra di immigrazione. Si sono importate solo braccia, non si è pensato a ricongiungere le famiglie, all’apprendimento della lingua e all’istruzione. Si è rimasti a guardare. Ora, però, che la Germania ha bisogno di manodopera specializzata, se la politica fosse stata lungimirante la manodopera ci sarebbe».
Quale è stata la vostra forza?
«La visione mia e delle altre assistenti sociali è stata credere che si poteva cambiare qualcosa, non mollare mai, e i risultati sono arrivati. La cerimonia di Francoforte, al Consolato generale, è stata una grande emozione perché per la prima volta è stato riconosciuto il lavoro fatto al termine di una strada lunga e faticosa che sembrava senza speranza La politica è arrivata dopo».
E oggi, Silva?
«Tra coloro che allora erano ragazzini e solo un potenziale per il futuro, troviamo i primi politici, medici, ingegneri e letterati e tutti i bambini frequentano la scuola tedesca. Se, poi, penso ad altri fronti aperti come l’immigrazione siriana in Germania mi viene da dire: ?Pensate ai bambini?. Molti torneranno nel loro paese d’origine, tanti rimarranno. Occorre avere un numero di posti sufficiente alla scuola materna, organizzare corsi di lingue e corsi professionali come se dovessero restare. E se torneranno a casa quanto imparato rimarrà una ricchezza per loro. Solo così i giovani di oggi che prenderanno il posto di guida domani saranno una ricchezza e non un peso sociale».
L’estate corre veloce e presto Silva Burrini tornerà a Ludwigshafen. Lì riprenderà il suo posto a fianco dei bambini italiani, figli degli immigrati del Duemila, nel doposcuola fondato per sua iniziativa 34 anni fa. L’impegno di Frau Burrini continua.