L'ex direttore Bartolomei vuota il sacco "Il Parco è in decomposizione"
Perché Silvio Bartolomei, tenacemente voluto come direttore del Parco Adamello Brenta dal presidente Joseph Masé, se ne andò dopo poche settimane? «Motivi personali» si disse allora in maniera diplomatica. Ma adesso Bartolomei (sulla sua pagina Facebook) spezza il silenzio e li spiega bene, questi motivi, fra regolamenti disattesi, progetti di slittovie «assuurdi», rifugi trasformati in hotel e via dicendo.
«A distanza di un anno dalla mia nomina e da alcuni mesi dalle mie dimissioni, forse è bene, per coloro che vogliono conoscere una campana, che si sappia nel dettaglio cosa mi ha portato a tornare a casa e dimettermi dalla carica di direttore del Parco naturale Adamello Brenta, rinunciare a cinque anni di contratto e un ottimo stipendio».
Poi attacca: «Malgrado il breve tempo trascorso presso il Pnab, non ci ho messo molto a constatare che il Pnab è in avanzato stato di decomposizione. Processo inarrestabile, incurabile».
Come mai? Scrive Bartolomei: «Per esempio non si fanno concorsi per dirigenti forestali da anni perché han paura che i Taliani sian più bravi degli autoctoni e vincano i concorsi. I ragazzi del posto si sono prodigati nel raccontarmi di come la Provincia crei una legge per regolarizzare i dipendenti dei Musei, o nominare un dirigente senza un concorso, per poi cancellare il comma l’anno seguente e non lasciar traccia. E tutti si adeguano, ovviamente! Si spazia da un “Progettone”, come maxi contenitore di tutte le realtà fallite in Trentino e il cui obiettivo sembra essere quello della “piena occupazione” fornendo manodopera ai Comuni e così bypassando gare, concorsi della funzione pubblica e altre amenità».
La goccia che ha fatto traboccare il vaso - spiega l’ex direttore - «è avvenuta quando la Giunta approva, in data 25 novembre 2016, una delibera con cui viene confermato un incarico ad un operaio forestale in qualifica di addetto stampa e il contratto viene firmato dal Presidente. Ci tengo a ricordare che pur essendo un “giardiniere” la legge all’art. 9 comma e) recita che tali atti sono di competenza del Direttore. Precedentemente all’approvazione della suddetta delibera ho verbalizzato il mio parere contrario per palese illegittimità del provvedimento, malgrado lo stesso avesse ottenuto l’ok amministrativo». Ed è forse da qui che è nata l’inchiesta della Procura della Repubblica di Trento per abuso di ufficio?
Bartolomei non ci ha più visto: «Nel momento in cui è venuta a mancare la fiducia nella mia professionalità, bypassando il parere vincolante del Direttore, che cosa avrei dovuto fare? starmene buono e buonino? o rassegnare le dimissioni? Ho scelto ciò che sapete».
Per l’ex direttore «è stata solo la punta di un iceberg... Curiosità delle curiosità, per chi ama la legalità e legittimità degli atti, è fisiologico che una commissione di valutazione per la nomina di un Direttore abbia come segretario di commissione un operaio forestale con ruolo di addetto stampa?»
Poi l’escalation: «I primi segnali arrivarono quando rimase inevasa la mia richiesta, formalizzata fin da agosto 2016, di riunire l’intera Giunta in una o due giornate di full-immersion perché questa dettasse allo scrivente linee guida e desiderata. Poi sono sotto gli occhi di tutti le continue deroghe al Piano del Parco, per ampliare rifugi, piste, impianti, etc. . Mi fu chiaro, fin dal primo consiglio, quanto fosse pericoloso e innaturale procedere di deroga in deroga senza una visione d’insieme. Non si possono realizzare politiche di tutela in questo modo. Rifugi trasformati in alberghi in piena legittimità; la distorta applicazione del contratto degli operai agricoli-forestali presso il Pnab (ad una mia richiesta tecnica di un parere pro-veritate di un esperto, mi venne negata la possibilità a procedere). Non mi risulta che le competenze sul lavoro siano materia delegata alla Provincia autonoma».
Ma ce n’è per tutti: «Le relative varianti al Piano del Pnab, hanno toccato un apice durante un sopralluogo in cui mi sono sentito un extraterrestre: voler favorire la costruzione di una pista da slittino sotto quota 1000 in versante sud, peraltro in area di riserva del Pnab, in barba ai cambiamenti climatici in atto, mi è sembrata pura follia». Non solo: «lo smantellamento dei Guardia Parco, solo perché facevano il loro dovere di guardia, lasciati per anni in un oblio in cui senza ricevere ordini e programmi. Come fa ad esistere un Parco senza nessuno che controlla l’attuazione dei regolamenti?» dice su Facebook.
Bartolomei cita l’incoerenza «di avere più operai come parcheggiatori e guide naturalistiche, che non operai per i cantieri forestali (quest’ultimi diminuiti all’osso forse anche per non infastidire i cantieri dei servizi forestali provinciali che operano negli stessi territori)». E «un bilancio (vedasi quesito da me posto alla Provincia, a cui non mi risulta esserci riscontro o risposta) che pone le voci operai forestali, un po’ tra la spesa corrente e un pò tra quella in conto capitale, “così la Corte dei Conti nota un certo equilibrio” è ciò che mi son sentito rispondere. E io dovrei firmare il bilancio?»
Bartolmei pone molte questioni: «Strutture ricettive realizzate dal Pnab senza pensare alla loro gestione: Geopark Carisolo, senza parcheggio e una visione d’insieme; Casa Grandi a Tuenno, restituita al Comune perché il Pnab non sa che fare; Il punto info sul Lago di Tovel, quasi abbandonato e non integrato con nulla; tutti investimenti a perdere... senza una regia». E poi «gli accordi con le Apt, enti di diritto privato che già beneficiano di contributi pubblici, a cui il Pnab svende e quasi regala servizi. Personalmente credo che: sia diseducativo che nel Pnab si vada a caccia, gli abbattimenti selettivi dovrebbero essere accompagnati solo con i Guardia Parco; i rifugi (e cabinovie) dovrebbero restare edifici storici, vincolati e non trasformati in alberghi; le piste di slittino dovrebbero essere realizzate sulle strade forestali esistenti; i progetti e le opere primarie del Pnab e di un parco in genere dovrebbero essere volte alla difesa della natura e non alla ristrutturazione casette da caccia e sentieri battuti dai soli cacciatori».