Mario Antolini "Muson" a 99 anni sogna la nascita dell'Ente Centro Studi Judicaria
19 giugno 2019: il maestro Mario Antolini «Muson» compirà 99 anni. Quanti nove! E sabato pomeriggio, con la lucidità che lo porta a stare al computer otto ore al giorno, ha lasciato il suo «testamento» al Centro Studi Judicaria. Ovazione (diciamola in italiano) quando Mario entra in aula; silenzio attento alla lettura, chiara e appassionata come sempre, di Mario.
«Ringrazio dell’invito a partecipare a questo incontro e alla cortesia che mi viene data di parlare a cuore aperto fra amiche e amici che si comprendono e che sanno stare bene insieme», esordisce. Poi, però, i ringraziamenti finiscono e si entra nel vivo: «Mi permetto sommessamente di esporre - quasi come testamento - i sogni fatti e rimasti incompiuti dal momento che li ho avuti al nascere del Centro e alla fondazione della rivista. Lo faccio con ampia soddisfazione e senza alcun rammarico, unicamente come sfogo di nostalgia, come un’eco di quei miei lontani entusiasmi pionieristici che sono rimasti intatti.
Avevo sognato che il CSJ potesse diventare un “Ente di diritto pubblico” - come i Bim, le Biblioteche comunali, il Parco - con un proprio direttivo e i possibili e necessari dipendenti di competenza, lasciando agli organi della presidenza i compiti di indirizzo, di proposta e di vigilanza. Avevo suggerito anche alla Provincia la possibile istituzione in ogni comunità di valle di un ente di diritto pubblico riservato alla cultura. Lo sogno ancora e mi permetto di affidarlo ai posteri».
«Altro sogno la compilazione di volumi riservati alla geografia e alla storia delle Giudicarie - come avvenuto con la collaborazione del Ceis per le Giudicarie Esteriori - con un manuale scolastico da imporre nelle scuole di tutto il territorio comprensoriale di generazione in generazione. Penso che al momento le popolazioni judicariensi non sappiano ancora la loro storia ben precisa e dettagliata, né conoscano a fondo il loro territorio».
Terzo sogno: «La diffusione capillare e gratuita della rivista Judicaria a tutte le popolazioni della Judicaria, come da quasi due decenni, con tanta benemerenza, sta facendo il Giornale delle Giudicarie. Se la cultura rimane a livello di élite non credo che abbia ragion di essere; sono le popolazioni (a tutti i livelli, come fa la scuola) che hanno estremo bisogno di essere acculturate e di partecipare all’acculturazione progressiva. Si pensi se questa collana che oggi è giunta al centesimo volume fosse presente in ogni famiglia, vecchia e nuova, in tutta la Judicaria...».
Qui finisce l’analisi di un «grande vecchio» che, avvicinandosi ai 100 anni,continua a sognare.