Storo e Darzo: per 9 voti il «tesoretto» resta al Comune e non va alle Miniere
Darzo boccia la propria storia. Si può raccontare così l’esito della consultazione che ha visto il paese minerario spaccarsi in mezzo alle polemiche, che (vista la situazione) sono destinate a continuare.
Due opzioni: A per destinare i soldi del fondo derivante dall’esproprio dell’ex caseificio alla miniera, B per lasciarli al Comune.
Su più 600 aventi diritto, domenica in 283 sono andati alle urne: 145 si sono espressi per l’opzione B, 136 per l’opzione A, 2 sono state le schede nulle.
La storia di Darzo è quella delle miniere, che in questo caso si intreccia con un altro brandello di storia: quella del caseificio. Abbattuto per fare parcheggio, indennizzato dal Comune con 100.000 euro.
Soldi che le associazioni darzesi (riunite nel progetto DOP, Darzo Opportunità Permanente) avevano deciso di investire nel recupero del sito minerario di Marìgole. L’amministrazione comunale non ha voluto tener conto del parere delle associazioni e ha sottoposto il problema alla consultazione popolare. Gli elettori di Darzo dai 16 anni in su avevano quattro ore, dalle 18 alle 22 di domenica, per scegliere fra le due opzioni. E qui parte un’altra polemica.
I quesiti, infatti, sono stati cambiati in corsa. Nella lettera giunta nelle case dei darzesi per convocare la consultazione si leggeva nell’opzione B: «Lasciare la somma a disposizione dell’amministrazione comunale che si impegna ad utilizzarla per la realizzazione di interventi, opere o servizi a beneficio del paese di Darzo. L’amministrazione individua uno o più interventi volti a migliorare il paese di Darzo, la viabilità o i servizi e destina l’intera somma a questa finalità».
Il fatto che fossero inseriti viabilità e servizi aveva sollevato delle contestazioni. C’era infatti chi aveva eccepito: «Viabilità e servizi sono temi di cui comunque il Comune deve occuparsi, mentre questi soldi sono da dare a Darzo per progetti specifici».
Ecco che nella scheda sono scomparsi viabilità e servizi, mentre l’opzione B è stata così riscritta: «Lasciare la somma a disposizione dell’amministrazione comunale che si impegna ad utilizzarla per specifici progetti/iniziative a beneficio del paese di Darzo».
Ovviamente, trattandosi di una consultazione informale, non c’è spazio per ricorsi al Tar o cose simili. C’è l’amaro in bocca dei dirigenti dell’associazione «Miniere Darzo», che contavano su quei 100.000 euro per mettere in sicurezza la galleria di Santa Barbara. Quali siano i «progetti specifici» è presto per dirlo. L’assessora Stefania Giacometti, alla richiesta subito dopo lo scrutinio, ha risposto: «Di sicuro non c’è la manutenzione ordinaria di strutture».
L’amaro in bocca dei pro miniera riguarda pure la campagna elettorale. Va detto che si è giocata molto sui social, da una parte e dall’altra. Se i sostenitori delle miniere hanno puntato sulle cose fatte, i contestatori hanno spesso comunicato con la satira e pure con qualche scivolata nella disinformazione.
C’è chi ha accusato l’associazione «Miniere Darzo»di avere intascato soldi pubblici senza fare ciò che aveva promesso, e c’è perfino chi ha resuscitato un termine ormai dimenticato nel mondo: «Fra i sostenitori delle miniere ci sono i comunisti!».