I cinghiali arano, il prato senza pietà
CHIESE - Montagne del Chiese: il massacro continua. «Parlate dei guai dell'orso, ma guardate qua cosa combinano i cinghiali!». Ha l'aria sconsolata il nostro interlocutore quando mostra le foto.Siamo a Dospré, sulla montagna di Darzo, dove alcuni paesani hanno ristrutturato vecchi fienili per passarvi qualche giorno di vacanza. Approfittando di queste giornate di primavera anticipata, case e prati si animano. Ma è facile immaginare il dolore da pugno nello stomaco quando i proprietari sono arrivati quassù. «Il prato inglese davanti a casa, curato come lo avevamo curato... Guardi cosa resta! Non se ne può più. Possibile che nessuno intervenga?».
La voce si sparge: feriti i prati di Dospré, i cinghiali scendono più in basso, in località Danèc e Praèl. Anche qui prati arati senza pietà.A Praèl l'unico sito che si salva è quello di un noto carrozziere locale, che però è passato attraverso un calvario durato anni. Ad un certo punto aveva acquistato addirittura un cannone apposta che sparava ogni mezz'ora per spaventare gli animali, i quali (una volta capita l'antifona) se ne fregavano del botto, che faceva tanto rumore per nulla. Allora al malcapitato non è rimasto che recintare la proprietà per evitare di dover sistematicamente intervenire ad aggiustare danni.Trent'anni. «Sono trent'anni che ci lamentiamo per la presenza di questi cinghiali, immessi abusivamente - alzano la voce i proprietari di orti e pascoli di montagna - ma non succede nulla. E dire che i danni sono visibili: drammaticamente visibili».
La Provincia aveva dato il via libera al cosiddetto controllo, che significa abbattimenti. Ma? «Ma i cacciatori non ci credono». Questa è la teoria di parecchi. «Diciamo - commenta uno dei nostri interlocutori - che i cacciatori sono divisi: c'è chi ha capito che questa peste va tolta una volta per tutte dai nostri pascoli, e c'è chi cincischia. Va bene ucciderne una parte, ma meglio tenersi la possibilità di avere carne fresca per i momenti di bisogno».Sia come sia, i cinghiali stanno massacrando la montagna, e l'indignazione di chi viene toccato sale come la febbre di un malato. Un dato balza all'occhio: nel 2020 in tutta la valle del Chiese sono stati ammazzati 125 capi, rispetto ai 133 dell'anno prima. Ma soprattutto nella zona di Storo ne sono stati ammazzati 60 contro i 92 dell'anno precedente. C'è rilassamento? Di sicuro i cinghiali non si riposano.