Altri problemi con l’orso: una mucca sbranata a malga Cioca, a Stenico 3 incursioni in pochi giorni
L’allevatore Fabio Maffei: “Vorrei che la gente capisse la differenza tra le chiacchiere negli uffici e il lavoro nel pascolo. Noi contiamo le bestie morti, così non è possibile andare avanti”
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GIUDICARIE. «Dovete essere duri, più duri!», ci scudiscia l'allevatore. Hai un bello spiegare che dobbiamo anzitutto fare cronaca. E la cronaca racconta di incursioni quotidiane dell'orso, il quale un giorno sì e l'altro anche si sbrana una vacca o un'asina, giusto per variare il menù. «Il problema», sbotta con la voce incrinata dall'angoscia l'allevatore accorso al capezzale dell'ultima vacca aggredita a malga Cioca, territorio di Pinzolo, «è che nessuno fa niente. Si parla, si sparla, ma noi siamo qui a contare i nostri morti». Attenzione, il problema non risiede solo nella conta delle "ammazzatine", per prendere a prestito il linguaggio del commissario Montalbano.
C'è uno stato d'animo sempre più incattivito e spaventato, che si accompagna alla paura ed alla voglia di non salire più in montagna. «Che facciamo?», sibila l'allevatore, che all'anagrafe fa Fabio Maffei, volto noto della zootecnia rendenera, «portiamo su i pastori maremmani? E poi come la mettiamo con i turisti che passano? Tenga presente che l'orso è arrivato alle dieci del mattino e ha sbranato una vacca da quasi sette quintali. Quindi significa che è talmente confidente con l'uomo che gira allegramente in pieno giorno. D'altronde di notte le bestie le rinchiudiamo proprio per evitare incursioni. Però non si può più andare avanti così, vorrei che lo capissero le autorità. E vorrei che la gente capisse la differenza che passa fra il chiacchiericcio negli uffici e nelle sale riunioni e il lavoro nel pascolo, nella malga».
Ma la questione si complica ulteriormente quando l'orso decide di scorrazzare in paese. Seo, frazione di Stenico di poche decine di anime. A raccontare la vicenda è Mirco Morelli, che in pochi giorni lo ha visto tre volte. «La prima volta è arrivato di notte: è entrato nel garage e ha rovistato nei bidoni. Non ci abbiamo dato molto peso. Però dopo due o tre giorni dopo è tornato, e stavolta mancavano pochi minuti alle 22. Mio zio, che abita di fronte, ha sentito rumori provenire dal nostro garage; pensava fosse mio padre che metteva a dormire il cane. Ha approfittato per andare a parlargli per un lavoro del giorno dopo. Arrivato vicino alla porta, ha visto che si accendeva la luce: abbiamo i sensori. Non era mio padre, ma l'orso: mio zio se lo è trovato davanti. L'animale si è mosso, perciò lo zio ha preso un colpo, si è girato, è scappato verso casa sua urlando: "L'orso, l'orso!". Io avevo le finestre aperte e ho sentito l'urlo, quindi sono uscito. Ho chiamato immediatamente il 112: dopo 40 minuti è arrivata la Forestale».
Nel frattempo l'orso è rimasto a giocherellare nel garage con un bidoncino vuoto, finché lo ha distrutto. Poi ha trovato un sacchetto di mangime per uccelli ammuffito, pronto per essere gettato nei rifiuti. Lo ha portato via e finalmente si è allontanato, fermandosi qualche minuto in un prato nei pressi della casa. Neanche stesse aspettando i Forestali... E' passato ancora qualche giorno ed è arrivato per la terza volta, lasciando ricordi sulla porta della cantina e sulle automobili dei proprietari, graffiate con le unghie.In tutta questa storia c'è un risvolto triste. In famiglia c'è un ragazzo disabile al quale si sta insegnando l'autonomia. "Vai dagli zii, vai dai nonni!".
Ebbene (bisognerebbe dire emmale!), dopo aver visto l'orso non vuole più uscire di casa. Così, a causa di un orso troppo confidente, c'è il rischio concreto che vada a farsi benedire un progetto di integrazione.Inutile dire che a Seo l'evento dell'orso è diventato un incubo per la comunità.
«Teniamo le luci accese nelle case fino a mezzanotte - conclude Mirco Morelli - e ci mandiamo messaggi con i cellulari».