Enpa all’attacco: “Verificare che i cacciatori di Roncone non fossero bracconieri”
L’associazione fa sapere che “nel caso dovessero emergere ipotesi di violazioni normative, siamo pronti ad agire in giudizio contro nei loro confronti”. E diffida “Maurizio Fugatti dall’utilizzare questa situazione come pretesto per ulteriori campagne persecutorie e discriminatorie ai danni dei plantigradi”
TRENTO. «Cosa ci facevano alle sei del mattino due cacciatori su un sentiero diretto ad una postazione di caccia a 1.700 metri di quota in periodo di silenzio venatorio? Erano armati? Volevano soltanto “osservare” gli animali selvatici o avevano qualche altro scopo?». E’ quanto si domanda l’Ente Nazionale Protezione Animale dopo che i due uomini sono stati coinvolti in un falso attacco da parte di un orso in località Mandriel; una zona – le Giudicarie – notoriamente frequentata dai plantigradi. Secondo Enpa è possibile che il plantigrado in questione sia una femmina con cuccioli e che abbia posto in essere il falso attacco, che non è un attacco ma un comportamento difensivo finalizzato ad allontanare una possibile minaccia, proprio perché spaventata dai due uomini.
In particolare, l’associazione chiede alle autorità di verificare che i cacciatori non si trovassero sul posto per infastidire gli animali o, peggio ancora, per compiere attività di bracconaggio. Nel caso dovessero emergere ipotesi di violazioni normative, l’associazione è pronta ad agire in giudizio contro nei loro confronti. Enpa inoltre diffida Maurizio Fugatti dall’utilizzare questa situazione come pretesto per ulteriori campagne persecutorie e discriminatorie ai danni dei plantigradi. Peraltro, l’associazione rileva come la Provincia Autonoma di Trento non abbia ancora provveduto a limitare o vietare l’accesso alle aree frequentate dalle femmine di orso con i loro cuccioli.
Con l’occasione l’Ente Nazionale Protezione Animali invita tutti i residenti e i turisti ad evitare comportamenti imprudenti, irresponsabili e sconsiderati che possano mettere in pericolo l’incolumità propria e degli animali (non solo plantigradi), ed a prestare particolare prudenza, avendo presente che i boschi non sono la casa dell’uomo ma la dimora naturale dei selvatici.