A Dorsino l’ultimo saluto a Zeffiro Bosetti, il nipote: “Lui c’era sempre, persona unica”
Comunità locale sconvolta. L’ex titolare con il fratello della falegnameria "Brenta" di Dorsino, l’uomo del posto, di 59 anni, stava riparando il suo mezzo e si trovava sotto la scocca: è stato schiacciato, inutili i soccorsi prontamente intervenuti
LA DISGRAZIA Morto sotto il suo furgone
DORSINO. Si svolgerà a Dorsino domani pomeriggio, 29 marzo (ore 14.30) il funerale di Zeffiro Bosetti, il 59enne schiacciato dal furgone che stava riparando nella giornata di mercoledì 27 marzo nel garage di casa sua, a San Lorenzo in Banale. Era l’ex titolare con il fratello della falegnameria "Brenta". La notizia ha subito sconvolto l’intera comunità locale.
«Lo zio era una gran bella persona. Assieme al papà mi aveva insegnato tantissimo, nel nostro lavoro. Ma al di là della professione, era bello stare con lui». Il dolore e la commozione di Giuliano Bosetti sono senza fine: il giovane era cresciuto, nella falegnameria di Dorsino, assieme al papà Lucio, fratello maggiore della vittima, e allo zio Zeffiro. Il cinquantanovenne era in pensione, così come Lucio è a riposo da qualche anno. Ma c'erano sempre per dare una mano, quando serviva, al nipote e figlio, al socio e ai collaboratori con cui Giuliano sta mandando avanti la ditta aperta nel Banale quarantadue anni fa dai due fratelli.
«Sì e proprio così: lo zio c'era sempre», ricorda Giuliano: «Era una persona umile, di poche parole, ma che sapeva dare tanto, con una battuta al momento giusto o soprattutto con i fatti. Se c'era bisogno di lui, senza tanti fronzoli, arrivava». Dopo aver raggiunto la pensione, Zeffiro Bosetti si era dedicato con ancora più intensità alla sua passione per la montagna.
Un vero e proprio amore, come spiega Giuliano: «Aveva una casa a Jon e per lui era molto più di una struttura in quota dove trascorrere il tempo libero. Era la sua oasi, il luogo in cui si rifugiava appena ne aveva la possibilità, sia quando lavorava sia, soprattutto, ora che aveva più tempo libero. Saliva lassù anche due o tre volte alla settimana».
«La notizia della tragedia si è diffusa subito qui in paese, a testimonianza di quanto profondo fosse l'affetto di tutti nei confronti di Zeffiro», aggiunge la sindaca di San Lorenzo Dorsino Ilaria Rigotti: «Quando c'era bisogno di un suo consiglio, di un lavoro che riguardasse il legno o la realizzazione di qualcosa per la comunità, lui senza tante parole si metteva subito a disposizione. Ora non possiamo che stringerci ai suoi cari, alla moglie, alle figlie, al fratello, al nipote, in attesa di sapere quando sarà celebrato il funerale al quale senza dubbio parteciperanno in tantissimi, perché a Zeffiro volevano bene in tanti, così come lui in maniera sempre discreta aveva dimostrato di voler bene a tante, tantissime persone».