Centralina sul torrente Arnò, il Comune sconfitto al Consiglio di Stato, il privato può costruire (è il fratello del segretario della Lega Binelli)
L’amarezza del sindaco Bazzoli e del Comitato Salvarnò: nonostante la tutela del Parco, nonostante il Registro delle «aree protette», si torna alla Conferenza dei servizi
SELLA GIUDICARIE. «Stiamo approfondendo la questione, ma temo che la strada, dopo la sentenza del Consiglio di Stato, sia obbligata. Quando ci si dice da parte del giudice che l'interesse privato è anche pubblico visto che si produce energia non con fonti fossili, ma con risorse rinnovabili, beh, allora alziamo le mani in segno di resa. Ma noi abbiamo un'idea diversa dell'interesse pubblico».
Il sindaco di Sella Giudicarie Franco Bazzoli non si capacita dopo la sentenza che dà ragione all'azienda privata che vuole costruire una centrale sul torrente Arnò. Si dice allibito per questo paragone che mette sullo stesso piano (quello dell'ambiente) la realizzazione di una centrale idroelettrica e la valorizzazione naturale del territorio.
«Fra l'altro - ironizza ma nemmeno tanto - la produzione prevista è inferiore ai tre milioni di chilowattora annui, che nel contesto trentino equivale a uno virgola zero, zero esponenziale e uno finale... E poi, diciamocelo, ha senso - chiede Franco Bazzoli, certamente più impetuoso dell'Arnò -, violentare il territorio con opere di presa per così poco? Il giudice ha scritto che l'idroelettrico è come un fiore, mentre il privato è uno che fa l'interesse pubblico. Ci consenta il giudice, ma di interesse pubblico abbiamo un'idea diversa. Quando abbiamo chiesto l'allargamento della superficie del Parco Adamello Brenta avevamo un obiettivo preciso: coprire la val di Breguzzo con il mantello del Parco per evitare speculazioni su quel territorio suggestivo e prezioso».
Era la sera del 28 ottobre del 2019 quando l'Ente Parco deliberò (dopo un iter durato un paio d'anni) l'ampliamento del territorio nel comune di Sella Giudicarie di oltre 500 ettari, da aggiungere ai 1.460 già inseriti. La sentenza del Consiglio di Stato ha reso quella decisione vana. Come nel gioco dell'oca la pedina torna all'inizio. I 500 e rotti ettari escono dal territorio del Parco Adamello Brenta. E così qualche edificio storico isolato, che essendo in area Parco avrebbe potuto essere ricostruito, perde questa possibilità. Il commento del sindaco è all'insegna dell'amarezza. «L'operazione è stata inutile, visto quel che è successo».
La battaglia è stata dura e non priva di colpi bassi. Come quando la Measure (la società dell'imprenditore Binelli di Pinzolo, fratello di Diego Binelli, segretario provinciale della Lega) ha utilizzato una registrazione del Consiglio comunale, passata sotto banco dall'opposizione, in cui un consigliere nell'infuriare della tenzone si lasciava andare a giudizi sferzanti. Ovviamente non inseriti nel verbale, «perché nelle discussioni ci si può pure lasciare andare a frasi non condivisibili. Il problema semmai - commenta Bazzoli - è che la magistratura utilizzi simili registrazioni».
Prossima tappa domani, «quando è in programma l'ennesima Conferenza dei Servizi, dove andremo a portare le nostre posizioni», osserva il sindaco.
E il Comitato Salvarnò? Lo dice il nome: è nato nove anni fa con l'obiettivo di salvare il torrente da interventi impattanti quanto può esserlo una centrale. Giovanna Molinari (una delle animatrici) non è rassegnata, ma triste sì. Vorrebbe che la gente si mobilitasse, come ha fatto sabato a Brescia per le sorti del Chiese. «Ma a mobilitarsi sono quelli del sud, mentre i nostri valligiani si fanno passare tutto sopra la testa. Qui non abbiamo diritto a nulla, se escludiamo qualche compensazione, di cui peraltro la val di Breguzzo non ha bisogno».
Un'idea Molinari la butta lì: «Dobbiamo cercare un ingegnere idraulico o un ecologista fluviale, insomma, qualcuno che dimostri che il progetto dichiara di prelevare acqua dall'Arnò che acqua non ha. Comunque trovo scandaloso che una comunità non possa avere il diritto di proteggere il suo territorio».
Un altro pensiero rode dentro l'animo di Giovanna Molinari. «Un giorno un funzionario della Provincia, in uno dei tanti incontri, mi ha detto: "Stia tranquilla, signora, che su quel tratto dell'Arnò nessuno potrà mai fare una derivazione per l'idroelettrico, perché è inserito nel registro delle aree protette". A meno che? A meno che non ci si metta di mezzo la politica». E secondo lei? «Se la politica ci avesse messo lo zampino?».