Rendena / Lutto

Addio a Bruno Cunaccia, imprenditore d'altri tempi, pilastro della comunità di Pinzolo, aveva 86 anni

Conosciutissima la sua ditta di scavi e inerti, ma da bambino era stato capraio, poi boscaiolo, infine autotrasportatore: caparbio e gran lavoratore

di Alberta Voltolini

PINZOLO. È stato uno degli imprenditori più rappresentativi della Val Rendena negli ultimi sessant'anni. Di quelli che si sono fatti da soli, partendo dal nulla, lavorando tanto e con determinazione seguendo il motto "il lavoro bisogna guadagnarselo". Si tratta di Bruno Cunaccia, 86 anni di Pinzolo, fondatore della "Bruno Cunaccia srl", ditta di scavi, lavorazione di inerti e produzione di calcestruzzo con sede a Strembo.

Messa in piedi insieme ai fratelli Leone, Ugo e Camillo nel 1955 e diventata punto di riferimento dell'economia locale, ha mosso i primi passi come azienda del settore trasporto legnami. Da lì il passo verso il settore scavi, seguendo il nuovo sviluppo accompagnato dal boom dell'edilizia, è stato naturale.

Prima ancora, da poco conclusa la seconda guerra mondiale, Bruno Cunaccia aveva fatto il capraio. A Pinzolo, chi aveva capre le portava in piazza Ruina dove venivano radunate insieme per essere poi condotte verso i monti, al pascolo. Poi, compiuti i 14 anni, ha iniziato l'attività di boscaiolo insieme al papà che di "scotum" (soprannome di famiglia) faceva "Varal" perché il trisavolo di Bruno, disertore di Carlo Alberto, verso il 1840 era arrivato in Val Rendena da Varallo, un paese della Valsesia.

Erano anni magri quelli, l'edilizia non si era ancora sviluppata, ma funzionavano decine di segherie e il trasporto del legname con il camion era un'attività fruttuosa. Bruno Cunaccia è stato uomo d'ingegno e abile organizzatore. Capace di comprendere il contesto nel quale viveva ("vigiargan dintru", si direbbe in dialetto di Pinzolo per indicare una persona di acume, in grado di capire le situazioni e cogliere le opportunità), si è costruito una vita di successo seguendo uno spiccato senso per gli affari.

E costante, come lui stesso raccontava, era la sua attenzione ai lavori che si prospettavano per poterseli aggiudicare. Ormai da qualche anno aveva lasciato le redini dell'impresa, spesso impegnata nei più importanti progetti edilizi realizzati sul territorio, sia privati che pubblici, ai figli, ma spesso lo si trovava ancora sui cantieri nel ruolo di "supervisore" dell'impresa di famiglia.

Aveva un modo antico e garbato di curare le pubbliche relazioni: poche parole, quelle giuste, dette al momento giusto. Bruno Cunaccia lascia una numerosissima famiglia, la moglie Ludovina, i figli Serafino con Alice, Lorenzo con Costanza, Bruna con Fabrizio, sette tra nipoti e pronipoti, le sorelle Lina, Enza e Ida.

Il funerale si terrà alle 10 di domani mattina partendo dalla chiesa parrocchiale di Pinzolo. Alle ore 9.30 sarà recitato il Santo Rosario.

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