Albiano, guerra del porfido
Non c’è pace nel mondo del porfido e ancora una volta il nodo del contendere è il Regolamento chiamato in gergo «80-20» che applica la nuova normativa del settore (legge provinciale n. 7 del 2006) e in particolare l’articolo 33, e successivi regolamenti che fissano tempi, volumi di roccia residui e premialità delle attuali concessioni. Il nuovo capitolo è la denuncia con richiesta di risarcimento danni che quattro ditte artigiane del settore stanno promuovendo tramite un pool di legali, capeggiati dall’avvocato Lorenzo Eccher di Trento, contro il Comune di Albiano. Una denuncia che segue i precedenti ricorsi al Tar e che ha per oggetto gli atti del municipio.
Tutto ha avuto inizio un anno fa con la delibera numero 22 del 5 giugno 2014 nella quale la giunta comunale di Albiano approva il «Regolamento per accedere all’acquisizione delle premialità di 9 anni del termine di scadenza della concessione», in base alla legge provinciale del 2006 e conseguente alla precedente delibera dell’8 settembre 2011, dichiarando che tale Regolamento è «essenziale» e in alcune parti costituisce «condizione necessaria» alla concessione.
Le ditte presentano subito ricorso al Tar: «Con nostra grande sorpresa - afferma l’avvocato Eccher - e altrettanta sorpresa del giudice, il Comune non si presenta né all’udienza sulla sospensiva, in settembre 2014, né all’udienza di merito in marzo». Ma la sindaca Mariagrazia Odorizzi si diceva in quei giorni fiduciosa: «Tutti i ricorsi sono stati respinti».
Non si capisce allora come mai il Comune a fine dicembre 2014 emana la nuova delibera 46 (29 dicembre 2014) con la quale revoca il Regolamento appena approvato ponendo fine al contenzioso. Lo spiega il sindaco nella lettera di protocollo 8158 ai concessionari: «Le ragioni che hanno portato alla revoca di detta deliberazione» (...) «sono frutto di attente valutazioni e momenti di confronto con i vari operatori e soggetti interessati che hanno avidenziato un appesantimento burocratico ed un ulteriore aggravio di incombenze che pesano sulla già precaria situazione economica locale ed in particolare sul settore porfido».
Il 22 gennaio 2015, però, il fulmine a ciel sereno: una nuova lettera del Comune ai cavatori in cui la sindaca Odorizzi ricorda che l’aver revocato la delibera con il Regolamento (secondo i legali dei cavatori azzerandolo) non li esime dall’applicare il Regolamento: «Si precisa peraltro che nulla è modificato per quanto riguarda l’obbligo di lavorazione dell’80 per cento della materia prima, già previsto in sede di proroga delle concessioni, ai sensi dell’articolo 33 della Legge provinciale 7/2006 e si raccomanda pertanto alle ditte concessionarie il rigoroso rispetto di detta prescrizione» demandando a So.Ge.Ca il compito di «disporre apposite e mirate verifiche in merito e ad applicare le sanzioni previste in caso di inosservanza».
Secondo i legali dei cavatori, questo ha comportato un blocco pressoché totale delle lavorazioni, ed espone le ditte ad un paradosso: dovranno rispettare un Regolamento che è stato prima approvato e poi revocato dalla giunta comunale.
Di qui la richiesta di risarcimento danni: «Finalmente si andrà davanti a un giudice e vedremo - dice l’avvocato Eccher - un pronunciamento sul Regolamento».