Contadino a processo per le irrorazioni
È stato rinviato a giudizio e a novembre dovrà presentarsi in Tribunale per la prima udienza. Dopo anni di battaglie per ottenere che le irrorazioni nei campi circostanti l’asilo di Nave San Rocco venissero a cessare, Melissa Andreotti, mamma di due bambini che fequentavano la scuola materna del paese, spera ora di vedere riconosciute le sue ragioni. «Non volevo mandare nessuno a giudizio - commenta questa “mamma coraggio” -, pretendevo che venisse fatta rispettare almeno la distanza minima per le irrorazioni di fitofarmaci prevista dal debolissimo regolamento comunale. E che venissero piantate delle siepi protettive. Invece in questi anni anni non ho visto niente».
Melissa Andreotti, sostenuta dall’Associazione «Lo Scudo», associazione che fa parte di Progetto Trentino Libero, aveva presentato un esposto alla Procura già nel 2012, poi seguito da un’altra denuncia nel 2013. La lunga istruttoria avrebbe accertato che quanto denunciato era vero: sia nella primavera del 2012 sia nella stagione delle irrorazioni del 2014 il coltivatore non avrebbe rispettato le distanze previste. Il contadino è stato quindi rinviato a giudizio per aver commesso il reato di cui all’art. 674 del c.p. perché «spargendo in plurime occasioni sui fondi agricoli di sua proprietà prodotti fitosanitari che raggiungevano anche la struttura scolastica, gettava cose atte ad offendere e molestare persone e precisamente gli occupanti (bambini frequentanti e adulti che vi lavoravano) della scuola equiparata per l’infanzia “Nave per Bambini” nel Comune di Nave San Rocco. In Nave San Rocco, quantomeno dalla primavera 2012 alla primavera 2014, in coincidenza con i periodi di irrorazione».
Nel suo esposto denuncia, Melissa Andreotti ripercorreva le tappe di una vicenda che vedeva il Comune di Nave di San Rocco derogare ampiamente ai 30 metri di distanza dai luoghi sensibili (previsti dal regolamento provinciale), consentendo le irrorazioni nei campi che circondano l’asilo su tre lati fino a 3 metri e mezzo, senza poi mettere in atto adeguate forme di vigilanza. L’agricoltore confinate, infatti, poteva arrivare fino a 7 metri con l’atomizzatore e a 3,5 metri con la lancia a mano. A fronte di testimonianze di un comportamento difforme, l’allora sindaco di Nave San Rocco, Ugo Garzetti, aveva cercato una mediazione senza arrivare ad una soluzione ritenuta sufficiente per la protezione dei bambini dell’asilo. Nel suo esposto, Melissa Andreotti ricordava anche che vi sono comuni più virtuosi: «Nella vertenza insorta tra alcuni agricoltori e il Comune di Malosco tanto il Tar di Trento tanto il Consiglio di Stato hanno confermato, «in quanto ispirati ai principi del diritto alla tutela della salute umana, con particolare riferimento a quella dei bambini, come legittime le prescrizioni del regolamento di quel comune, in materia di utilizzazione di fitofarmaci, che dispongono la fascia di rispetto pari a 50 metri dal confine e relative pertinenze, tra l’altro, di scuole di ogni ordine e grado».