La donna massacrata dal marito. «Il dolore alla testa, poi più nulla»
Massacrata. Il capo avvolto dalle bende, la parte sinistra del volto tumefatta, la mano destra fasciata. Irriconoscibile. (I fatti). «Ecco dove sono finita. I mie programmi erano diversi: avrei voluto andare al ristorante cinese con mia figlia. Oggi è il mio compleanno, lo festeggio così». Non manca lo spirito a Saula Susat: è bloccata in un letto d'ospedale del reparto di neurologia, dopo essere stata colpita con una violenza tale che il marito pensava di averla uccisa, ed è difficile capire come faccia, in quelle condizioni, a trovare la forza per parlare e per guardare avanti. «Ora sono sempre più convinta delle mie decisioni, di andare avanti per la mia strada. Come ho sempre fatto. Spero di guarire presto».
È una sopravvissuta, Saula. Lei non può rendersene conto in questo momento, ma è così. Vederla in quelle condizioni, con l'occhio sinistro che neppure si apre da tanto è gonfio, stringe il cuore. Sa che la morte era dietro l'angolo, ma non si perde d'animo. «Mi ha detto il medico che tra un paio di giorni potrò vedere ancora bene. Sembra strano, anch'io quasi non ci credo, ma moralmente sto bene».
Da quanto è stato possibile ricostruire, Saula Susat, 43 anni compiuti ieri, sarebbe stata colpita nel sonno. «Non ricordo cosa è accaduto. Non lo dico per difendere qualcuno o per coprire qualcosa: davvero io non so nulla. L'ho ripetuto ai carabinieri ed anche a mia cognata». I suoi ricordi partono da quei rumori strani che sentiva arrivare dall'esterno. «Ho avvertito uno sbattere di vetri e di imposte. Non capivo cosa fosse e allora mi sono trascinata in soggiorno e ho aperto la finestra. Poi ho visto i carabinieri: sono entrati e andati in camera a prendere le chiavi per aprire la porta principale. Ricordo che i soccorritori sono arrivati subito, l'ambulanza e poi l'elicottero. Mi hanno portato qui al Santa Chiara e mi hanno medicato - racconta - Non mi sono resa conto che ore fossero. Ricordo che prima dovevo andare in bagno, e che mi sono trascinata per casa perché avevo un forte dolore alla testa. Dell'aggressione, invece, non so nulla».
La donna prova a sforzarsi, ma la sua mente ha un vuoto di quasi quattro ore, per lo shock o per la forti lesioni alla testa. Sarebbe stata colpita fra le 6.30 e le 7 ed è stata soccorsa alle 11.30. «Non ricordo neppure se mia figlia era già andata a scuola e se l'ho salutata, ma soprattutto non ho sentito male. Ho avvertito un forte dolore alla testa quando sono arrivati i soccorritori, ma è come se non avessi sentito male quando sono stata aggredita», spiega.
Il suo racconto è quasi uno sfogo, un voler dipanare quel groviglio di sensazioni, di lampi di ricordi, di emozioni, di situazioni che si sono susseguite in poche ore. Proprio nel giorno del suo compleanno. Saula avrebbe voluto andare al ristorante con la figlia. Loro due, sole. Il marito, Giorgio Tomasi, non avrebbe accettato la decisione della donna di escluderlo dalla festa.
Ieri mattina nella casa di via Nuova 3/a di Roveré della Luna è scoppiata la follia. Saula, esanime sul letto, ridotta ad una maschera di sangue per le bastonate alla testa e per le coltellate all'addome, sembrava morta. Invece stava resistendo. La sua mente ha cancellato il dolore delle ferite ed il ricordo dell'aggressione, ma il suo corpo è testimone di una violenza feroce, bestiale, irrazionale. La donna avrebbe anche tentato di difendersi. La mano ed il braccio destro sono fasciati. «Mi hanno medicato per i tagli. Ferite da difesa, mi hanno detto».
Aveva il pigiama, quando è stata aggredita. Forse stava dormendo quando l'uomo, che qualche anno fa le aveva promesso un amore sincero, l'ha brutalmente picchiata. Saula si sarebbe svegliata per le botte e instintivamente avrebbe tentato di difendersi. Lei non ricorda chi le abbia fatto questo, ma dentro di sé ha già una risposta. «Sono sempre più convinta della mia scelta, di andare avanti per la mia strada. Con mia figlia, perché guarirò in fretta per lei».