A Faedo timori per la fusione e la serata informativa fa il pieno
In maggio andranno a votare (con i censiti di San Michele all’Adige) per il referendum sulla fusione «per aggregazione» dei due Comuni. Ma a Faedo non è che ne abbiano tanta voglia. O meglio: hanno tutti un sacco di dubbi.
La serata di mercoledì al centro civico ha fatto il pieno di pubblico, perché in fondo tutti vogliono capire cosa li aspetta: dopo una elezione comunale andata a vuoto per il quorum, dopo il commissariamento, dopo nuove elezioni, adesso la comunità è ad un bivio.
La serata è stata introdotta dal dottor Alessandro Ceschi del Consorzio dei Comuni: ha chiaramente illustrato cosa significa fusione, come funziona il referendum e cosa accadrebbe con le «gestioni associate» se la consultazione dicesse no. Poi i tre ospiti: l’ex sindaco di Vallarsa Geremia Gios, il sindaco del grande comune di Predaia nato dalla fusione di cinque paesi in Val di Non Paolo Forno e il sindaco di Lona Lases (paese dove il referendum ha detto no alla fusione con Albiano), Marco Casagranda.
Gios (stimato docente universitario), ha illustrato i motivi di chi è scettico: «Tutto questo andare verso forme di governo più grandi, Comuni più grandi, enti più grandi - ha detto - comporta però non solo risparmi gestionali, ma anche aumento dei costi per il controllo». Con una battuta che ha conquistato il pubblico ha ricordato che «i dinosauri erano enormi e si sono estinti, mentre i microbi sono piccolissimi e resistono da milioni di anni».
Concetto contestato da Paolo Forno che invece ha ricordato la positiva esperienza di Predaia: «Abbiamo più soldi, e li destiniamo alla popolazione. Questo ci ha permesso di abbassare le tasse, e di aumentare la qualità dei servizi».
Marco Casagranda ha ammonito: «Ricordatevi che l’autonomia della nostra terra si fonda sul volontariato, sui pompieri, sulla partecipazione e l’attaccamento al territorio. La strada della fusione è irreversibile, una strada senza ritorno. Pensateci bene».
Scoppiettante il finale, con accuse a San Michele («Ci obbliga alla fusione, ma scomparirà il nome Faedo») subito rigettate dalla sindaca Clelia Sandri: «Noi non abbiamo imposto nulla, né chiesto nulla. Ci siamo incontrati con il sindaco e abbiamo iniziato a ragionare alla pari».
Colpa della legge che obbliga adesso Faedo alla «aggregazione», forma di fusione penalizzante. Il sindaco Carlo Rossi ha chiesto lumi sulla futura rappresentanza di Faedo in un ipotetico consiglio (e in una giunta) di San Michele. Un consigliere - è stato spiegato - sarà garantito per 5 anni. Poi Faedo (600 abitanti) in caso di aggregazione dovrà battersi con San Michele (3 mila abitanti) per conquistarsi un seggio.