A Lavis il rifugio antiaereo della guerra è diventato un simbolo di pace
Negli anni della Seconda guerra mondiale ha salvato la vita a tanti lavisani. Anni duri, nei quali il ponte e l’abitato di Lavis è stato oggetto di qualcosa come poco meno di 300 bombardamenti.
Ora il rifugio antiaereo sul Pristol si veste di una vita nuova, diventando un luogo della memoria e del ricordo. Nella mattinata di ieri la celebrazione ufficiale nel ricordo del centenario della fine della Grande Guerra: un secolo esatto dopo la fine del conflitto che insanguinò l’Europa la comunità di Lavis ha adesso un luogo dedicato a tutti i caduti delle guerre. Di qualunque nazione e con qualunque divisa addosso. «Lavis fu il primo paese non evacuato nel corso della Grande Guerra - ha ricordato il sindaco Andrea Brugnara - ma era un centro importante per le retrovie, dove i soldati potevano riposarsi. La nostra comunità ha visto il sacrificio di 118 ragazzi in quel conflitto, sui campi della Galizia e sul fronte italiano. Soldati che non furono ricordati tempo fa perché indossavano la divisa austrungarica, invece ora questo luogo servirà a ricordare tutti i caduti di ogni conflitto. Questo rifugio è un luogo contro la crudeltà della guerra, che serva a monito ancora oggi». Dopo la Messa e la festa degli agricoltori di San Martino, la processione verso il Bristol ha preso il via dalla piazza del Mercato. In mano a tante donne e ragazze un papavero rosso, fiore cresciuto sui campi di battaglia delle Fiandre dopo le cruente battaglie. Simbolo, con il loro colore rosso, della natura e della vita che rifiorisce dopo il sangue versato dai soldati. Una camminata accompagnata dai 118 rintocchi delle campane delle chiese di Lavis, Pressano e Sorni, uno per ciascuno dei caduti della comunità lavisana. Diverse decine i lavisani che hanno voluto prendere parte a questo appuntamento. Un po’ per rendere omaggio ai caduti, un po’ per riscoprire questo angolo antico di Lavis diventato ora una perla culturale. Un vero e proprio luogo di studio e di riflessione sui valori della pace e della convivenza, nel quale trovano spazio alcune fotografie storiche del Primo conflitto, la bomba inesplosa trovata nella Cantina LaVis nel 2002 e, più avanti, anche materiale della Seconda guerra mondiale. «La Grande Guerra - ha aggiunto Paolo Facheris, presidente del consiglio comunale lavisano - ha devastato il nostro territorio, con 70 mila trentini evacuati negli altri paesi dell’Impero Austrungarico e 30 mila in altre regioni italiane. Sono felice che il consiglio comunale di Lavis abbia, all’unanimità, aderito a questa iniziativa. Il rifugio antiaereo diventerà un posto custode del patrimonio sociale e storico della nostra comunità». Sede di mostre, appuntamenti culturali e di studio, per giovani e meno giovani. All’ingresso del rifugio un gruppo di bambini ha poi scoperto una targa celebrativa del centenario della Prima guerra mondiale. Ad accompagnare la cerimonia la musica della Banda sociale e del Gruppo strumentale giovanile. Mentre per il recupero di questo rifugio hanno collaborato diverse associazioni del territorio, dal Gruppo speleologico ai vigili del fuoco volontari, per arrivare all’operato di Alpini e Schutzen per la buona riuscita di questa giornata.