LaVis, vendemmia 2024 in calo del 15%: ai soci liquidati dieci milioni di euro
Dall'ultima vendemmia, sono arrivati 66.400 quintali di uva, l'85% a bacca bianca (di cui il 40% di Chardonnay, seguito da Muller Thurganu e Pinot Grigio)
LAVIS. Sfonda quota 15,1 milioni di euro il patrimonio netto della Cantina La-Vis, ed è questo forse il dato che inorgoglisce di più il presidente Pietro Patton, che ha riunito in assemblea gli 841 soci che conferiscono in via Carmine le uve prodotte nei 790 ettari di vigneti disseminati tra la Valle dell'Adige e la Valle di Cembra. «Ai tempi del gruppo - ricorda infatti Patton - il patrimonio netto consolidato era quasi azzerato».
Ma quel capitolo è chiuso, la cooperativa di anno in anno si consolida, investendo anche una parte dei margini: in maggio è entrato in funzione l'impianto fotovoltaico installato sulla copertura, che ora soddisfa il 40% del fabbisogno energetico, e nel prossimo futuro è in programma l'automazione della cantina e la sostituzione della centrale termica, sempre nell'ottica di migliorare e risparmiare.Il dato sul patrimonio è uno di quelli messi sul piatto parlando del bilancio chiuso il 30 giugno 2024, che ha segnato la crescita del fatturato a 28,2 milioni. È aumentato anche l'utile aziendale, certificato intorno a 1 milione di euro.
«Ma - precisa il presidente - da questa cifra vanno detratti rimborsi fiscali per 250mila euro, così l'utile reale si aggira su 750mila euro», comunque in crescita rispetto ai 456mila del 2023. E ai soci sono stati liquidati 10 milioni a fronte dei 78.200 quintali di uva incantinati (in calo rispetto agli 84.400 dell'anno precedente): «Siamo in linea con le previsioni del piano triennale delle remunerazioni - spiega Patton - che erano di superare i 130 euro al quintale. Una media che consente di avere dei buoni margini».
Buoni e utili, perché quest'anno le spese sono aumentate, complice un clima non favorevole. Dall'ultima vendemmia, sono arrivati 66.400 quintali di uva, l'85% a bacca bianca (di cui il 40% di Chardonnay, seguito da Muller Thurganu e Pinot Grigio): «Il 15% in meno del 2023, in parte per le gelate e il freddo primaverile, che ha causato la riduzione del numero di acini per grappolo, poi "asciugati" dal grande caldo di agosto e di inizio settembre. Il peso specifico finale del grappolo è così risultato inferiore. La qualità finale è piuttosto buona, ma è stato un anno difficile anche per peronospera e oidio: le piogge hanno richiesto un aumento del numero di trattamenti. Chi è stato tempestivo ha avuto ottimi risultati, chi ha indugiato invece ha avuto problemi».
Come si fa fronte - invece - alla frenata nei consumi, registrata nel 2024? «Ci siamo dati una regola assolutamente inderogabile - risponde Patton -: non cedere sulla qualità e migliorare la sostenibilità. Questi sono valori che possono differenziare i prodotti trentini da quelli di altri territori. Non si può omologare la produzione al ribasso, se il Trentino vuole avere un futuro serve rigore, serve ridurre un po' la produzione ma sviluppare metodi sempre più rispettosi per l'ambiente, la salute dei viticoltori e quella dei consumatori».
In assemblea il presidente ha ringraziato i soci «per il lavoro davvero straordinario svolto" e il presidente di Cavit, Lorenzo Libera, per l'ottima collaborazione in atto: Cavit commercializza anche all'estero, tramite la società G.L.V. srl, i vini della Cantina di Lavis e Valle di Cembra.In assemblea, si è proceduto infine a un parziale rinnovo delle cariche: per la fine del terzo mandato, Antonio Gottardi e Cristian Lorenzi sono stati sostituiti da Marco Merler e Silvano Moser, mentre ha potuto ricandidarsi Gianluca Videsott.