Ambiente / Salute

Lo studio che allarma: solo il 3% del polline è “libero” da pesticidi

La ricerca effettuata dall’Istituto di San Michele, che ha coinvolto 14 località tra Trentino Alto Adige e Veneto, evidenzia come l'ambiente circostante e le stagioni influenzino significativamente la presenza di residui fitosanitari nel polline

SAN MICHELE ALL’ADIGE. Un nuovo studio condotto dalla Fondazione Edmund Mach di San Michele all'Adige getta luce su una preoccupante realtà: il polline raccolto dalle api contiene tracce di quasi 100 composti, principalmente fungicidi. La ricerca, che ha coinvolto 14 località tra Trentino Alto Adige e Veneto, evidenzia come l'ambiente circostante e le stagioni influenzino significativamente la presenza di residui fitosanitari nel polline.


Lo studio, durato dal 2017 al 2020, ha utilizzato un approccio innovativo per monitorare la qualità ambientale attraverso le api. In ogni sito sono stati installati due alveari, trasformando questi instancabili insetti in veri e propri "bio-monitori" dell'inquinamento ambientale.


I ricercatori hanno analizzato oltre 400 possibili composti chimici nei campioni di polline, calcolando per ciascuno il "Pollen Hazard Quotient" (PHQ), un indice che misura la potenziale tossicità per le api. I risultati sono allarmanti: solo il 3% dei 200 campioni analizzati è risultato completamente privo di residui.


La distribuzione della contaminazione mostra un quadro complesso: il 16% dei campioni ha registrato valori PHQ molto elevati (superiori a 1000), il 7% valori medio-alti (tra 500 e 1000), il 24% valori medi (tra 50 e 500), mentre il restante 50% ha mostrato valori bassi (inferiori a 50).


La ricerca ha evidenziato un chiaro pattern stagionale nella contaminazione. I valori PHQ più elevati sono stati registrati tra aprile e luglio, con un picco nel numero di composti rilevati durante il mese di giugno. Questo periodo coincide con la massima attività agricola e l'uso intensivo di prodotti fitosanitari.


Un aspetto fondamentale emerso dallo studio è l'influenza del paesaggio sulla presenza di residui chimici. Le aree con maggiore presenza di attività agricola hanno mostrato livelli più elevati di contaminazione, mentre le zone caratterizzate da habitat naturali e semi-naturali hanno registrato concentrazioni inferiori.


I ricercatori hanno utilizzato l'Analisi delle Componenti Principali (PCA) per valutare l'eterogeneità del paesaggio in un raggio di 3 chilometri intorno a ciascun alveare. Questo approccio ha permesso di comprendere come la composizione del territorio influenzi la presenza di residui fitosanitari nel polline.


Le implicazioni di questa ricerca sono significative per la salute delle api e la sostenibilità dell'agricoltura. La presenza diffusa di residui chimici nel polline, principale fonte di proteine per le api, potrebbe avere effetti negativi sulla salute di questi importanti impollinatori.


Lo studio suggerisce la necessità di un approccio più integrato nella gestione del territorio agricolo, che tenga conto non solo delle esigenze produttive, ma anche della conservazione della biodiversità e della salute degli impollinatori. La presenza di aree naturali e semi-naturali sembra svolgere un ruolo protettivo, riducendo l'esposizione delle api ai prodotti fitosanitari.


Questi risultati evidenziano l'importanza di continuare il monitoraggio ambientale utilizzando le api come bioindicatori e di sviluppare strategie agricole più sostenibili che riducano l'uso di prodotti fitosanitari, proteggendo così la salute delle api e la qualità dell'ambiente.

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