Fondo, Ruffré e Malosco alla scelta del nome del comune unico
Saranno i cittadini di Fondo, Malosco, Ruffré-Mendola e (forse) Castelfondo a scegliere il nome del futuribile Comune unico dell’Alta val di Non. Qui sarà introdotta la figura dei pro-sindaci negli ex municipi, mentre nelle frazioni verranno elette le consulte. Una commissione ad hoc formata dai sindaci e da due consiglieri per ogni municipio (uno di maggioranza e uno di minoranza) ha predisposto una terna di denominazioni da sottoporre all’attenzione dei residenti.
Il tavolo di lavoro si è ben guardato dall’inserire Altanaunia tra le possibili soluzioni: quello è un nome che potrebbe portare sfortuna: così si sarebbe dovuto infatti chiamare il municipio frutto dell’unificazione di Cavareno, Malosco, Romeno, Ronzone e Sarnonico, poi naufragata. Ecco dunque che accanto a un elementare ma comunque efficace «Val di Non» spuntano i più fantasiosi «Belvedere d’Anaunia» e «Selva d’Anaunia».
Al momento non è ancora certo che Castelfondo faccia parte del nuovo Comune. L’amministrazione guidata dal sindaco Oscar Piazzi ha avviato un percorso informativo con serate a tema che culminerà con un referendum informale per consentire agli elettori di decidere quale sia la soluzione migliore tra gestione associata dei servizi con la Terza Sponda, fusione con Cloz e Brez o fusione con Fondo, Malosco e Ruffré. In quest’ultimo Comune governato dalla giunta di Fabrizio Borzaga si è già svolta una consultazione alla quale, su 280 capifamiglia aventi diritto al voto, hanno partecipato in 167: in 130 si sono espressi a favore della fusione.
Fondo e Malosco - fautori del progetto di fusione - hanno scelto di inviare una lettera in tutte le case per spiegare i motivi della scelta di intraprendere questo percorso. Nei due municipi sono state collocate le urne dove entro l’8 gennaio sarà possibile consegnare le proprie risposte ai quesiti posti dalle amministrazioni dei sindaci Daniele Graziadei (Fondo) e Walter Clauser (Malosco). Oltre ad esprimere la propria opinione in merito alla terna di nomi, si chiede quali esigenze, interessi e obbiettivi dovrà perseguire il Comune unico per il futuro dei paesi coinvolti e dell’intera val di Non.
Nella lettera inviata alle famiglie di Fondo, si sostiene che «solo la soluzione della fusione è in grado di garantire maggiore autonomia decisionale nell’organizzazione dei servizi comunali» dato che «la gestione associata, rivolgendosi a bacini ampi di almeno 5.000 abitanti, non garantirebbe né un contenimento dei costi della macchina pubblica, né un miglior metodo di governo e di gestione dei servizi». Il processo di fusione che i quattro Comuni stanno predisponendo sta permettendo «di ragionare attivamente e alla pari». Il gruppo di lavoro ha stabilito che in caso di risultato positivo al referendum che si svolgerà il prossimo maggio, il nuovo Comune nascerà nel 2020. La sede istituzionale sarà a Fondo e «a garanzia dei bisogni delle frazioni, verranno istituiti i «Municipi degli ex Comuni»».
I Municipi saranno degli organismi elettivi non remunerati (formati da 3-4 elementi, un pro-sindaco ed un comitato) che dovranno essere obbligatoriamente consultati dal sindaco e dalla giunta su scelte rilevanti che interessano l’ex Comune (ad esempio su varianti urbanistiche, piani attuativi, bilanci di previsione e piano pluriennale degli investimenti). Per le frazioni già esistenti saranno invece organizzate delle consulte popolari che si confronteranno direttamente con gli organi del nuovo Comune.