Una vita di successi segnata dall'autismo
Noneso, imprenditore e pieno di vita: stiamo parlando di Giovanni Coletti, fondatore della Tama spa, gruppo industriale di successo con sede a Mollaro e oggi presente in vari Paesi del mondo. Dalla vita Coletti ha avuto molto ma anche nelle favole più belle il percorso riserva sempre qualche insidia inaspettata, così inaspettata da mettere a dura prova perfino la persona più intraprendente e caparbia. Questa è la storia di Giovanni Coletti, messa nero su bianco in un libro dal titolo emblematico, «Sfigatamente fortunato», e pronta per essere raccontata, proprio come avvenuto a Malosco in presenza di autorità e associazioni locali come gli Amici di Castelfondo e il Coro Emmanuel di Fondo.
Presidente Coletti, cosa l’ha spinta a scrivere questo libro?
«Volevo raccontare la mia vita professionale ma anche privata e lanciare un messaggio importante, soprattutto ai giovani, ovvero che le difficoltà della vita possono tramutarsi in grandi opportunità».
Come mai questo titolo «Sfigatamente fortunato»?
«Intendo sia sfortune imprenditoriali che familiari. Ho avuto due figlie gemelle, entrambe autistiche. Un dramma se pensiamo che venticinque anni fa nessuno ci dava risposte e non esistevano strumenti per affrontare il problema».
Lei è anche presidente della Fondazione trentina per l’autismo: ci può spiegare un po’ questa patologia?
«L’autismo è un disturbo pervasivo dello sviluppo che rimane per tutta la vita e limita l’autonomia stessa del soggetto, anche se oggi ci sono buone possibilità per far crescere gli individui che ne soffrono. Purtroppo questa malattia è ancora troppo poco conosciuta e studiata».
Quali sono le difficoltà quotidiane nell’affrontare l’autismo?
«Sicuramente la comunicazione con queste persone, il riuscire a coinvolgerli, insegnare loro certi comportamenti da tenere in società».
Ma un autistico può riuscire ad acquisire consapevolezza del proprio stato?
«Certamente, questo aiuta anche nella cura ma ricordiamoci comunque che il 90% dei soggetti non riesce a comunicare».
Quante persone autistiche ci sono in Trentino e chi sono?
«Le stime ufficiali dicono che sono circa 2.500, prevalentemente maschi. I primi segnali del disturbo si manifestano entro i 12-18 mesi di vita ed è fondamentale iniziare subito la cura perché a questa età si possono ottenere ottimi risultati».
Le istituzioni sono sensibili al tema?
«Se consideriamo la parte diagnostica, abbiamo un centro importante come Villa Igea a Trento. Per quanto riguarda, invece, la presa in carico nella vita quotidiana del soggetto autistico non esiste nulla, salvo alcune cooperative che svolgono un lavoro prezioso. È anche per questo che la Fondazione ha puntato sulla costruzione di Casa Sebastiano a Coredo, un centro specializzato che presto verrà inaugurato».
Che consiglio darebbe a dei genitori che, da un giorno all’altro, dovessero scoprire che il loro figlio è affetto da autismo?
«Alle famiglie dico di stare unite e affrontare il problema con serenità. Fondamentale è eliminare discussioni sul fattore genetico che portano sempre e solo a futili tensioni, ma soprattutto lavorare per normalizzare la vita dell’autistico. Troppe famiglie tengono nascosti i loro bimbi affetti dall’autismo per vergogna di fronte al giudizio degli altri. Purtroppo è un fenomeno molto più frequente di quanto si possa pensare e questo perché i genitori stessi non conoscono la malattia. C’è bisogno di un lavoro comune di famiglie, scuole e riabilitazione sanitaria. Solo così potremo garantire ai nostri figli un futuro migliore».