Prg Smarano, Comune poco «coraggioso»
Non si placa la polemica tra i gruppi consiliari Predaia Unita e Predaia Futura e il sindaco Paolo Forno, dopo la bocciatura della mozione presentata dalle minoranze per confermare le scelte fatte dall’ex Comune di Smarano, che nel Prg aveva inserito la tutela dei versanti prativi e la loro difesa dall’espansione delle colture frutticole. I gruppi consiliari ribattono a Forno, che mercoledì aveva replicato che «l’amministrazione non può riesaminare quella variante al Prg (di Smarano, ndr)», sostenendo che ora solo la giunta provinciale può concludere l’iter.
Per i consiglieri di minoranza, «forse ci si dimentica che il nuovo comune di Predaia è nato dal lavoro congiunto di cinque ex amministrazioni che, credendo fortemente in questo progetto, hanno lavorato insieme al raggiungimento di questo traguardo. Come è possibile che oggi il Comune di Predaia non c’entri nulla, con il Piano regolatore generale di una sua frazione? Noi ribadiamo la correttezza e la necessità di una presa di posizione da parte del nuovo comune nell’avallare la decisione dell’ex comune di Smarano presso la giunta provinciale. Il Piano regolatore generale è lo strumento di pianificazione urbanistica predisposto da un Comune per la disciplina delle funzioni di governo del proprio territorio».
Nel caso specifico, ricordano i due gruppi consiliari, «la pronuncia della Provincia avviene quando il Comune di Smarano non è più esistente, perché incorporato con la fusione nel Comune di Predaia. La giunta provinciale è chiamata semplicemente ad approvare la variante al Prg dell’ex Comune di Smarano». Ma non l’ha ancora fatto e ora i consiglieri si chiedono «il perché di questo immobilismo», rispondendosi che «emerge chiara l’intenzione di non voler decidere su un argomento che può essere scomodo».
Insomma, l’idea è che sia l’amministrazione del Comune di Predaia sia quella provinciale facciano come Ponzio Pilato. «Amministratori seri - scrivono invece i due gruppi - devono prendersi carico di responsabilità anche impegnative: sappiamo che l’imposizione di un vincolo urbanistico obbliga a delle scelte politiche precise e a volte anche impopolari, perché si va a ledere non il diritto, ma l’interesse privato di qualcuno, ma questa è una precisa responsabilità che gli amministratori di una Comunità devono assumersi per il bene della comunità stessa». Dunque, concludono i consiglieri, il Comune deve sostenere «con i fatti e non solo con le parole», le scelte fatte dall’ex comune di Smarano di tutelare 8 ettari di terreno, che rappresentano solo il 6,5% della totalità della superficie irrigata di Smarano e lasciano la possibilità di praticare frutticoltura intensiva su altri 43 ettari irrigati.