Capannone ex Lowara, ecomostro? "No, complesso da rivalutare"
MALÉ - C’è chi nel capannone della ex Lowara di Malé vede un ecomostro piuttosto degradato e difficile da sistemare. E chi, invece, nella stessa struttura legge delle opportunità per sperimentare e innovare la propria azienda.
Con l’approvazione in prima adozione da parte della Comunità della valle di Sole del piano stralcio delle aree produttive, che riclassifica l’immobile da zona di livello provinciale ad area di livello locale, l’attenzione ritorna su un polo che negli ultimi anni ha vissuto alterne vicende.
Abbandonato nel 2007 dalla ex Lowara, multinazionale americana che ha delocalizzato la produzione, il complesso industriale è stato acquisito da Trentino Sviluppo spa al fine di rimettere sul mercato il compendio, anche per parti disgiunte nella logica del «condominio produttivo».
L’operazione aveva portato l’insediamento di due attività artigianali radicate sul territorio in corrispondenza della testata est dell’edificio. E proprio queste attività da quegli ambienti inutilizzati e malmessi hanno saputo trarre l’occasione per rivedere il proprio metodo di lavoro, facendo dell’innovazione e del co-marketing la cifra distintiva del cambiamento.
L’azienda che produce stufe ad olle, Stufarredo Srl, ha integrato il proprio business creando un’azienda nel settore delle energie, mentre la storica falegnameria Baggia sas di Baggia Massimo, Stefano & C. ha dato vita a un percorso museale sulla filiera del legno che a breve sarà inaugurato e aperto alla visita di scolaresche e turisti. In totale, danno lavoro a una dozzina di persone.
«Questo è un complesso che va rivalutato - commentano i titolari delle due aziende Diego Pretti e Massimo Baggia -. Noi vi abbiamo investito risorse economiche ma soprattutto nelle idee. Abbiamo rivisto il nostro modo di fare impresa, proponendo le vetrine espositive e promuovendo prodotti di qualità. Vogliamo dare una visione di ottimismo e per una volta ci piacerebbe che la Lowara non fosse al centro di brutte notizie».
Oggi chi transita sulla statale vede la parte in cui si sono insediate le aziende della valle completamente rinnovata e ammodernata. Da un certo punto in poi, invece, sono evidenti i segni dell’incuria e dell’abbandono sia sui volumi, con calcinacci che si staccano dalle pareti, che nelle aree esterne ormai conquistate da arbusti e cespugli. Facendo un giro sul retro, la situazione appare ancor più degradata.
Per questo i due imprenditori chiedono che la zona sia migliorata e resa fruibile.
«Se ci si investe un po’, dalla Lowara può nascere una bella esperienza economica capace di attrarre altre imprese che condividono un percorso di sinergia - evidenziano Baggia e Pretti -. L’interesse da parte di artigiani locali c’è, ma la struttura va rivista dal punto di vista dell’appetibilità economica e urbanistica. I volumi sono troppo grandi per aziende di piccole e medie dimensioni come sono quelle locali e i parcheggi dovrebbero essere a servizio di tutte le attività con parti che dovrebbero essere pubbliche.
Ci fa piacere constatare la sensibilità della proprietà e della politica provinciale e locale e speriamo di essere coinvolti nei tavoli di discussione sul futuro del compendio perché noi, che siamo qui, possiamo illustrare le criticità e il valore aggiunto di questo luogo».
Situato ai margini sud-ovest dell’abitato di Malé, separato dal paese dalla strada statale 42 e delimitato sul lato opposto dal tracciato della ferrovia Trento-Marilleva, il complesso industriale è in posizione strategica quanto ad accessibilità e visibilità e presenta tutte le caratteristiche per essere riconvertito in un polo produttivo a carattere multifunzionale, come rileva il piano stralcio.