Luigi e Aldo: festa per i fratelli missionari
Romeno, operano in Brasile e in Kenya
Duplice festeggiamento domenica 28 agosto per gli anniversari di due fratelli sacerdoti. Missionari, uno impegnato da oltre mezzo secolo in Brasile, l’altro da sempre operante in Kenia. Due fratelli, Luigi Giuliani, 85 anni, sacerdote da 60 anni, Aldo Giuliani, di «soli» 75, consacrato nelle file della Consolata mezzo secolo fa.
Entrambi figli di quella Paola (per tutti «Paolina») Francisci che di figli ne ha messi al mondo dieci, che ha seguito la vocazione dei figli, che è vissuta fino oltre i 100 anni, che quando un vescovo di Trento (monsignor Gottardi) era stato invitato a pranzo a casa sua aveva detto: «Preferisco cucinare per tre vescovi brasiliani, che per uno trentino». Per poi ricredersi, dato che il vescovo autoctono mangiava esattamente come i suoi colleghi d’oltreoceano.
Dei dieci figli di Paolina, quattro hanno scelto la via della vocazione: oltre a Luigi ed Aldo ci sono infatti suor Paola (Gina per l’anagrafe), classe 1934, suora da 59 anni, di cui 28 di servizio in un collegio svizzero, per poi tornare entro i patri confini; e suor Annamaria (nome di battesimo Carmen), classe 1938, suora da 55 anni, operativa a Lecco, Roma ed in molti altri centri d’Italia.
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Padre Luigi Giuliani è già a Romeno: il più vulcanico dei fratelli, benedetto nel 1960 da Papa Giovanni XXIII, cui sarà tra poco dedicato un libro in corso di pubblicazione in Brasile: «I guerrieri del fango», protagonisti tre missionari trentini che hanno speso la propria vita per garantirne una dignitosa alle genti delle periferie delle metropoli carioca, Manaus e San Paolo in particolare.
Con padre Luigi protagonista; gli altri due, Mario Filippi di Albiano e Claudio Dalbon della Val Rendena, erano stati cacciati dagli stati del Nord brasiliano da un vescovo un pochetto reazionario, dato che lavoravano per la gente, per i poveri, e questo mica sempre lo si deve fare. Luigi Giuliani li ha accolti nella sua parrocchia, ed assieme quel trio è stato protagonista della nascita di decine di «comunità di base», cui scopo primario era garantire a tutti una vita decorosa, in tempi in cui nelle periferie valeva due soldi, e la violenza dal potere (squadroni della morte ed affini) si stava trasferendo alla strada.
«Il mio primo incarico è stato a Rio Grande do Sul», ricorda padre Luigi. «Ci sono stato dal ‘60 al ‘64. Poi ho girato tutto il Brasile o quasi, sempre operando per garantire dignità di vita ai giovani, alle donne, a tutti». Non a caso gli sono state consegnate onorificenze importanti, per la sua opera a favore dei diritti umani, condotta anche a rischio della propria vita: dalla città di Manaus, nonché dalla rispettiva assemblea legislativa; da quella di San Paolo, e nel 2016 anche dall’omonimo Stato, che annualmente concede questo riconoscimento ad una persona (gli è stata data anche la cittadinanza onoraria). «Ho sempre rovesciato la piramide», commenta padre Luigi. «Io metto in alto le comunità di base, poi la parrocchia, infine la gerarchia del clero. Spesso funzione diversamente?». Le sue idee (definite rivoluzionarie; persino a Zambana, dove è stato parroco dal 1981, per due anni), gli hanno «fruttato» il divieto d’ingresso negli Usa. Niente visto, dato che era stato addirittura a Cuba?
Il fratello padre Aldo, giunto a Romeno nella serata di ieri, vanta mezzo secolo di missione nel nord del Kenya, immerso in una povertà più che assoluta, tra scontri tribali tuttora non superati. Un missionario diverso da Luigi: questi, il politico se vogliamo, colui che si batte per i diritti umani sbattendo il pugno anche sul tavolo di un vescovo, se necessario. Padre Aldo il lavoratore, che crea condizioni di vita dignitose per il suo gregge, costruendo acquedotti, strade, strutture essenziali alla sopravvivenza in un’area dove avere un machete, una scodella ed una bottiglietta d’acqua equivale a godere di un certo benessere.
Domenica, per loro e per i familiari (comprese le due sorelle suore), comunità in festa: i loro anniversari saranno ricordati alla messa delle 10.30, poi tutti sotto il tendone della Pro loco per un pranzo collettivo di familiari ed amici. Tanti, tantissimi: solo con i parenti, il tendone si dovrebbe riempire.