"Basta meleti a monte di Tuenno" Petizione firmata da 300 cittadini
Sono oltre 300 le firme raccolte dal «Comitato boschi» contro la decisione di estendere le coltivazioni di melo a monte di Tuenno, creando un’area a coltura biologica (e su questo nessuna contrarietà), ma abbattendo un paio di ettari di bosco per garantire al riordino-bonifica le infrastrutture necessarie, senza gravare sui privati coinvolti che manterranno così la propria superficie coltivata.
«Un progetto che resta ambiguo, nonostante la buona finalità di farne un frutteto a coltivazione biologica - commenta Vigilio Pinamonti, esponente di minoranza e membro del comitato - Perché biologico dovrebbe anzitutto garantire un approccio ecologico vero. Ecologia vuol dire mantenere quello che resta di naturale e quindi togliere bosco per aumentare superfici artificiali coltivate in modo intensivo, seppure con metodo biologico, è un controsenso».
Le trecento firme in calce alla petizione in cui viene espressa contrarietà all’abbattimento del bosco sono state raccolte senza pubblicità o gazebo, solo porta a porta e parlando con la gente.
«Molti cittadini di Ville d’Anaunia sono ignari del progetto - viene affermato - Il Comitato proseguirà anche nelle prossime settimane alla raccolta di firme, che saranno successivamente consegnate al sindaco».
Ben diversa la posizione della maggioranza, che sostiene il progetto elaborato dal Consorzio di miglioramento fondiario di Tuenno. «L’amministrazione comunale, valutati i rischi e le opportunità del progetto, ritiene che l’ago della bilancia sia decisamente sbilanciato a favore delle opportunità. La perdita del bosco è un sacrificio per la collettività, ma i benefici complessivi lo compensano ampiamente», si legge nella nota presentata dal sindaco in consiglio comunale.
L’area interessata alla bonifica è di 8 ettari, dei quali 1,8 boschi di proprietà comunale. Di questi una parte servirà a compensare le superfici private a frutteto perse per il riordino, causa nuove stradine di campagna, livellamenti e barriere, affermano i componenti del Comitato boschi. «Serve affinché i coltivatori interessati possano godere delle loro superfici originarie, che rimarranno invariate. I restanti 13 mila metri quadrati di bosco destinati a meleto saranno affittati con apposito bando. Un costo prudenziale, per il comune, sarà di 160 mila euro, e vale la pena porsi dei quesiti, primo tra i quali se è giusto che il comune impegni queste risorse in una attività di natura privata. Una cifra simile corrisponde ad una opera pubblica di media entità cui la collettività dovrà rinunciare. E bisogna chiedersi in quanti anni si ammortizzerà tale esborso con gli introiti di affitto. Ipotizzando 6-500 o 7.000 euro l’anno, e considerando che i primi tre anni si perdono per consentire che i nuovi impianti fruttifichino, serviranno almeno 25 anni».
Il bosco pubblico è inoltre sottoposto ad uso civico.
«Non è necessario svincolare permanentemente gli usi civici della superficie boscata - chiarisce la maggioranza - ma vanno sospesi per il periodo di attività, allo stesso modo in cui sono sospesi per le nostre malghe».
Il Comitato forestale ha rilasciato il nulla osta, con la sola indicazione di ampliare l’area a bosco a difesa dell’adiacente parco verde dei «splazoi». Sarà ampliata di quanti metri quadrati? chiede il Comitato boschi. «Inoltre - è la conclusione - considerata la carenza d’acqua sempre più preoccupante, resta l’impegno, sancito dal recente protocollo tra Provincia e Consorzio di miglioramento fondiario di secondo grado della Valle di Non, dove si stabilisce che «l’eventuale programmazione di ulteriori colture agricole non determini un incremento dei fabbisogni idrici. Il bosco non va irrigato - è il commento finale - ma il nuovo frutteto avrà bisogno di irrigazione. Come si dimostrerà che non serve più acqua? Quanto programmato lo riteniamo un danno per la collettività, e un vantaggio per pochi».