Nicola Gasperini, la vita in Laos a progettare case sugli alberi
Gli studi al Conservatorio e la laurea di Ingegneria edile – architettura, la voglia di viaggiare e il cambio radicale di vita. Il 34enne: “A un giovane che vuole partire e conoscere il mondo dico di imparare le lingue”
CLES. «Da bambini immaginiamo il nostro futuro come una linea che scorre sinuosa connettendo sogni e successi. Ma a volte invece si rivela come un gomitolo giocato da un gatto squilibrato. Ed questa è una delle magie della vita che, senza troppe spiegazioni, ti catapulta dall'altra parte del mondo».
Inizia così il racconto di Nicola Gasperini, classe 1987 di Cles. Un percorso di studi iniziato al liceo scientifico poi proseguito al Conservatorio di Musica di Trento e dall'Università degli Studi di Trento (Ingegneria Edile-Architettura). Un'esperienza come consigliere comunale a Cles e i primi lavori legati allo sport. Oggi vive in Laos e, tra le altre cose, costruisce case sugli alberi. Un cambio di vita radicale che supera ogni aspettativa. Ma facciamo un passo indietro.
Gasperini, ci racconti com'è finito dall'altra parte del mondo.
Grazie al progetto Erasmus avevo avuto l'opportunità di studiare in Inghilterra, e una volta tornato a casa mi ricordo che avevo la sensazione che il posto dove ero cresciuto e passato ormai un terzo di vita, avesse, come dire, finito le risposte. Grazie anche a una maggior padronanza della lingua straniera si erano aperti innumerevoli nuovi canali di conoscenza. Una nuova forza misteriosa mi spingeva a lasciare la Val di Non ed esplorare il mondo in maniera totalizzante. Amo le sfide e così ho deciso che avrei iniziato da una parte del pianeta di cui sapevo poco nulla: il sud est asiatico.
Poi che succede?
Da lì si innesca una serie concatenata di eventi che mi hanno portato in Laos. Ora sono 5 anni che vivo qui, un paese di poco più di 7 milioni di abitanti e uno degli ultimi stati socialisti rimasti al mondo. Se guardo indietro più che essere stato spinto a questa scelta di vita diciamo di esserne stato gradualmente trasportato. Quando sono partito non avevo particolari aspettative che andassero oltre quelle del viaggio: i nuovi posti esotici, le conoscenze, il percorso individuale, ecc.
E invece?
Quando mi sono fermato e ho posato lo zaino, le cose sono davvero cambiante. È da quel punto che la realtà di un giovane alla ricerca di un futuro, ma anche di un ambiente stimolante e creativo, ha superato l'iniziale aspettativa. Inizia l'avventura con la costruzione delle case sugli alberi, la tutela dei gibboni, la costruzione del centro visitatori del parco nazionale, le inchieste e i documentari sul commercio illegale di specie esotiche, le esplorazioni. Tante conoscenze, esperienze e luoghi.
E così il viaggio si trasforma in un cambio di vita radicale!
Esattamente. Mentre nel viaggio tutto scorre indifferente sotto i nostri occhi, senza un particolare obbligo di attenzione o coinvolgimento richiesto, quanto ti fermi abbandoni anche quella dimensione sospesa tra il prima e il dopo e cominci a entrare nella realtà del posto, delle persone. Sei di nuovo presente. Da individui osservatori ci si apre ad una nuova comunità di persone. Serve tempo. Quale tempo? Il tuo tempo. Non quello delle scadenze, degli orari, degli impegni. Avviene tutto al suo tempo. Si impara ad aspettare. Un po' come la musica con i suoi suoni e ritmi così imprevedibili. Ma pian piano le differenze si assottigliano e la nostra mente si riprogramma a vedere e a sentire qualcosa di totalmente nuovo. Non c'è più vero o falso ma una nuova forma di lettura della vita umana che ti permette finalmente di muoverti nel nuovo contesto con maggior disinvoltura e con la stessa intatta curiosità di un bambino.
Come è stato inserirsi in una società completamente nuova?
Quello che mi ha aiutato nell'inserimento è il tipo di cultura con il ruolo della famiglia e della comunità ancora così centrale e fondamentale su molti aspetti della vita. C'è molta attenzione verso il prossimo specie nelle comunità rurali. Posso dire che sia stato fortunato nel trovare molto calore nei rapporti umani e aiuto in questi anni, specialmente in periodi di difficoltà. E allora penso a quante occasioni il mio Paese ha perso negli ultimi anni per far di una persona straniera che arriva in Italia parte di un gruppo, parte di una comunità. Questa è purtroppo una delle differenze che trovo quando torno a casa. Il tempo, i rapporti umani. Tutto è subordinato a una scadenza o a una convenienza. C'è poco tempo umano.
È proprio vero che il viaggio apre la mente.
Sì, ed è per questo che a un giovane che vuole partire e conoscere il mondo dico: impara le lingue. Non c'è miglior investimento per la libertà, per la crescita individuale che l'abilità di comunicare in lingue differenti. La libertà di scegliere autonomamente la propria informazione, la libertà di comunicare con persone di luoghi diversi, di conoscere un diverso punto di vista. La libertà di abbattere le barriere culturali.
Cosa sta facendo adesso?
Il progetto per cui lavoravo è in pausa per la totale assenza di visitatori. Dagli alberi secolari della giungla sono temporaneamente sceso nella capitale Vientiane dove sto collaborando con uno studio di architettura. Ma tutto cambia velocemente. Il mio obiettivo è ritornare in Italia e abbracciare famiglia, amici e montagne. Ma poi via di nuovo. Tanti progetti ancora in testa e non mi sento ancora pronto a fermarmi. C'è tanto da fare per l'ambiente, per il pianeta, per gli animali e ho trovato infinita energia nel proteggere ciò che di più bello la natura ci ha dato.