Almeno una decina di caprioli sbranati dai lupi in Val di Non, cittadini esasperati: “Ora basta”
Fabrizio Dolzani, ex assessore di Flavon, oggi fuso nel comune di Contà. «I lupi da noi non sono stati visti spesso, c'era stato un passaggio la scorsa primavera, ma ora si tratta di una cosa più seria»
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CLES. Almeno una decina di caprioli, nelle ultime due notti, sono stati attaccati e sbranati dai lupi (nella foto l'orma insanguinata di un lupo). Non nelle aree dove il grande carnivoro è di casa da qualche anno, cioè l'alta valle e il Mezzalone, ma in bassa valle, in destra Noce, nell'area boschiva che sovrasta le campagne di meleti tra Tuenno e Campodenno.
«È successo in località Paluzar, tra Cunevo e Flavon, e anche a Terres», testimonia Fabrizio Dolzani, ex assessore di Flavon, oggi fuso nel comune di Contà. «I lupi da noi non sono stati visti spesso, c'era stato un passaggio la scorsa primavera, ma ora si tratta di una cosa più seria. La voce si è sparsa, la gente ha timori per farsi una passeggiata, qui ci sono il sentiero Margherita, il laghetto, proprio nella zona battuta dai lupi in queste ultime giornate. Come non bastasse - aggiunge Dolzani - chi passeggiando incontra le carcasse sbranate rimane scosso».
Sul posto si è recata la Forestale, secondo la quale la battuta di caccia sarebbe dovuta a due esemplari, non a un branco, ma questo non diminuisce l'allarme che si è creato. Peraltro va detto che i branchi nonesi non sono numerosi: sono composti mediamente da 4-5 animali, spesso genitori con i cuccioli, o con dei grandi cresciuti che rimangono a far parte del branco rinunciando a costituirne uno proprio.
Raccolte delle voci, la preoccupazione in zona c'è, e secondo molti è giusto che di quanto avvenuto sia data informazione. Di certo ci sono le carcasse degli ungulati sbranati, scesi a valle alla ricerca di cibo, dato che le nevicate hanno ridotto le loro scorte alimentari in quota.
Tre hanno trovato la morte all'interno di un recinto a protezione di un frutteto, nella zona di Terres: nessuna possibilità di fuga, i lupi hanno avuto vita facile, dato che le loro prede sbattevano contro le recinzioni rimanendo a portata di zanna. Altri appunto in località Paluzar, tra Flavon e Cunevo. Di carcasse ne sono state recuperate finora sei, ma a quanto pare, date le striscie sanguinolente rimaste impresse sulla neve, le vittime sono almeno una decina.
«È avvenuto tutto in un paio di notti, nell'arco delle ultime tre giornate», conferma un cittadino della zona che si è recato sui luoghi degli attacchi. «Alla gente non interessa se i lupi in azione fossero due o quattro, importa che andare a fare due passi può portarti a un incontro ravvicinato con questi carnivori, anche se non ti assaltano non è un incontro piacevole. Così come non è gradevole trovarsi sul sentiero un capriolo fatto a pezzi...».
Da quanto confermato, sembra che il territorio boschivo che sovrasta i meleti, nella zona, sia diventata area di caccia del temuto canide, che da alcuni anni ha fatto ritorno in valle, e che ha già causato timori lungo le pendici delle Maddalene e dintorni, dove le carcasse di ungulati sbranati e gli avvistamenti, anche in prossimità di centri abitati, non si contano più. Probabilmente da quelle parti le "riserve alimentari" sono diminuite, e i lupi hanno deciso di scendere più a valle.
«Tra orsi e lupi, qui non si può più vivere», commenta un anziano, sintetizzando i timori delle persone che amerebbero farsi una passeggiata in pace, senza il rischio di incontrare grandi predatori, innocui nei confronti dell'uomo, forse, ma non ospiti graditi per un incontro ravvicinato.