Ronzone, che tegola dal Consiglio di Stato: 182 mila euro di Ici da pagare per i terreni «inedificabili» diventati «non edificati»
Un errore nel documento pianificatorio del Comune si abbatte sui proprietari, che dovranno sborsare per qualche anno: fra nuovi ricorsi al Tar annullati e delibere riparatorie, la soluzione è lontana
RONZONE. Anche il Consiglio di Stato ha detto "no" al ricorso presentato contro la deliberazione provinciale dell'ottobre 2017 con cui veniva chiesto al Comune la somma di 182.886 euro come "Fondo perequativo" dovuto per imposta Ici (ora Imu) riguardante terreni non edificati.
Tutto nasce da un leggero cambiamento della terminologia utilizzata per dei terreni pertinenziali delle abitazioni, che nel precedente piano regolatore erano definiti "inedificabili" ma poi divenuti sul documento urbanistico, forse per un errore, "non edificati".
Già nel dicembre del 2017 il comune, all'epoca guidato dall'ex sindaco Stefano Endrizzi, decideva di ricorrere al Tar: quei terreni dovevano infatti essere semplici pertinenze non soggette all'imposta, il conseguente esborso, per il comune, era notevole; così come poi lo è diventato per i proprietari, costretti a pagare conti salati per delle aree in realtà non edificabili, spesso utilizzate a fini agricoli. Il comune decideva di promuovere nel febbraio 2020 un ricorso straordinario al Presidente della Repubblica, nel tentativo di ottenere giustizia: pochi giorni fa il Consiglio di Stato ha pubblicato la sentenza con la quale definitivamente il ricorso è stato respinto.
Ora l'amministrazione comunale guidata dal nuovo sindaco Marco Battisti, dato che il secondo ricorso al Tar tuttora pendente avrebbe sicuramente esito sfavorevole per il Comune, ha rinunciato allo stesso.
Nel frattempo i proprietari dei 12 ettari di terreno gravati dalla tassa (un'enormità, per un paesino come Ronzone) sono stati costretti a pagare quanto dovuto; somme ingenti, che avevano indotto una quarantina di interessati a fare a loro volta ricorso, anche se, come dichiarava quasi un anno fa Giancarlo Abram (a sua volta ex sindaco del paese) «il solo modo per uscirne» sarebbe stata una mediazione con la Provincia, perché fosse corretto quell'errore che ha trasformato dei "terreni inedificabili" in "terreni non edificati".
La soluzione migliore, secondo gli interessati, sarebbe stata quella di affidare immediatamente (cioè cinque anni fa) a un tecnico l'incarico per stendere una variante non sostanziale al prg, riportando le cose alla realtà originale; ma solamente dopo tre anni, nel maggio 2020, era stato affidato tale incarico all'ingegner Roberto Battocletti, che però nel gennaio del 2021, quattro mesi dopo l'elezione del nuovo sindaco, annunciava la sua rinuncia all'incarico.
Marco Battisti a maggio annunciava la volontà di affidare l'incarico all'architetto Remo Zulberti: la conseguente variante è stata deliberata, in prima adozione, il 29 dicembre scorso dal commissario ad acta, architetto Cristiana Marzoli, appositamente nominato, dato che sette consiglieri comunali su dodici erano costretti ad astenersi perché direttamente, o indirettamente, interessati alle modifiche.
Insomma, il problema dovrebbe prima o poi giungere a conclusione; rimane il fatto che per un "intoppo" e i successivi ricorsi tanto i cittadini, quanto il Comune, hanno subito degli esborsi consistenti, e che prima di giungere a conclusione servirà ancora del tempo.
Per i cittadini che hanno presentato ricorso, sarà necessario pagare ancora per qualche anno, prima di essere esentati dalla gabella che grava sui loro terreni "non edificati" sui quali non è possibile costruire neppure un piccolo garage...