Giustizia / Il caso

Val di Non: ictus non visto in una ragazza di 25 anni, cinque imputati e via alla causa civile

Rossella è costretta a vivere su una sedia a rotelle, ma sogna con determinazione e un sorriso che non la abbandona mai, di potere riprendere in mano la sua vita. Nel settembre di tre anni fa, infatti, avrebbe dovuto partire per Manchester, frequentare l'università ed insegnare italiano. Adesso, invece, la sua vita scorre solo tra le pareti di casa, a Cles

IL DRAMMA "Vorrei una vita dignitosa"
 

di Flavia Pedrini

CLES. Sono trascorsi tre anni e mezzo da quando la vita di Rossella è cambiata per sempre: dal 2020 deve fare i conti con le drammatiche conseguenze di un ictus non visto. È costretta a vivere su una sedia a rotelle, ma sogna con determinazione e un sorriso che non la abbandona mai, di potere riprendere in mano la sua vita. Nel settembre di tre anni fa, infatti, avrebbe dovuto partire per Manchester, frequentare l'università ed insegnare italiano (era iscritta alla scuola per interpreti a Trieste).

Adesso, invece, la sua vita scorre solo tra le pareti di casa, a Cles. La dolorosa storia di questa ragazza di 25 anni, come noto, è al centro di un procedimento penale per lesioni colpose gravissime in ambito medico. L'inchiesta in una prima fase aveva visto ben tredici sanitari indagati, tra gli ospedali di Cles e Trento. Ora fa un passo avanti: alla luce dell'incidente probatorio disposto dal gip, che avrà valore di prova in un eventuale processo, sono rimasti cinque i medici per i quali la procura ha chiesto il rinvio a giudizio.

L'ipotesi dell'accusa, alla luce di quanto emerso dalle consulenze - i quesiti ai quali dovevano rispondere i periti riguardavano le cause della malattia, le linee guida applicabili e una valutazione della tempistica e dell'operato per ogni profilo coinvolto - è che vi sia stato un ritardo nella diagnosi, con un errore nella somministrazione dei trattamenti. La giovane il 21 agosto del 2020 era stata accompagnata all'ospedale di Cles dai genitori: i problemi neurologici comparsi - secondo la ricostruzione degli inquirenti - vennero collegati ad un quadro di tipo psichiatrico. Trasferita a Trento e sottoposta a terapie la giovane, però, non migliorava.

Nemmeno la nuova Tac fatta il 23 agosto avrebbe mostrato anomalie. Il responso sarebbe arrivato il 24 agosto, dalla risonanza magnetica, che mise in luce il danno provocato dall'ictus, ovvero una trombosi aortica basilare. In marzo i cinque medici compariranno davanti al giudice per l'udienza preliminare, che dovrà stabilire se vi siano responsabilità o se fosse un caso difficilmente riconoscibile per la complessità.

Ma la vicenda è destinata a finire anche sul tavolo del giudice civile. Una strada obbligata, spiega mamma Simonetta Tondon, per ottenere un risarcimento che consenta a Rossella - come lei stessa ha chiesto più volte - di vivere una vita dignitosa. Il primo passo sarà la negoziazione assistita: in assenza di un accordo tra le parti si procederà con l'azione giudiziaria.

«Siamo delusi - racconta la donna - In oltre tre anni non abbiamo ricevuto alcuna proposta di risarcimento né aiuti. Rossella è sulla sedia a rotella, ma la sua testa funziona benissimo e vorrebbe riprendere a studiare». Anche la ricerca di una casa idonea, per Rossella e per gli altri due figli - quella in cui la famiglia vive è in affitto e senza ascensore - è ferma al palo. In questi anni i genitori - Simonetta a e il papà Maurizio Tomasella - hanno bussato a tante porte, in Azienda sanitaria e in Provincia. Ci sono stati incontri e rassicurazioni. «Ma poi nulla si è mosso. Non chiediamo una casa gratis, ma le uniche proposte arrivate erano inadeguate - sottolinea - Il cingolato montato sulle scale, che peraltro causa grandissimi problemi a Rossella (vomito e nausea ndr), spesso non va e per uscire dobbiamo portarla lungo tre rampe di scale. Adesso abbiamo fatto direttamente domanda ad Itea per la casa: siamo in attesa».

Simonetta ricorda di avere scritto anche al presidente Fugatti. «Per ora non ha risposto. Invece lo hanno fatto il governatore del Veneto, Luca Zaia e il presidente del Friuli Venezia Giulia, Fedriga, il quale ci ha detto che, se fossimo residenti lì, una casa a Rossella la troverebbero - osserva - Ma andiamo avanti: il sorriso di Rossella è la nostra forza».

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